Se hai scelto di non accettare i cookie di profilazione e tracciamento, puoi aderire all’abbonamento "Consentless" a un costo molto accessibile, oppure scegliere un altro abbonamento per accedere ad ANSA.it.

Ti invitiamo a leggere le Condizioni Generali di Servizio, la Cookie Policy e l'Informativa Privacy.

Puoi leggere tutti i titoli di ANSA.it
e 10 contenuti ogni 30 giorni
a €16,99/anno

  • Servizio equivalente a quello accessibile prestando il consenso ai cookie di profilazione pubblicitaria e tracciamento
  • Durata annuale (senza rinnovo automatico)
  • Un pop-up ti avvertirà che hai raggiunto i contenuti consentiti in 30 giorni (potrai continuare a vedere tutti i titoli del sito, ma per aprire altri contenuti dovrai attendere il successivo periodo di 30 giorni)
  • Pubblicità presente ma non profilata o gestibile mediante il pannello delle preferenze
  • Iscrizione alle Newsletter tematiche curate dalle redazioni ANSA.


Per accedere senza limiti a tutti i contenuti di ANSA.it

Scegli il piano di abbonamento più adatto alle tue esigenze.

Papa Francesco: la guerra mondiale a pezzi ormai è un vero conflitto globale

Papa Francesco: la guerra mondiale a pezzi ormai è un vero conflitto globale

Udienza al Corpo diplomatico. "Basta attacchi ai civili, crimini di guerra'

CITTÀ DEL VATICANO, 08 gennaio 2024, 19:30

di Fausto Gasparroni

ANSACheck

Papa Francesco - RIPRODUZIONE RISERVATA

Papa Francesco -     RIPRODUZIONE RISERVATA
Papa Francesco - RIPRODUZIONE RISERVATA

Ormai è persino superato parlare di "terza guerra mondiale a pezzi", come papa Francesco fa quasi dall'inizio del suo pontificato: quello in corso oggi è "un vero e proprio conflitto globale". E' l'amara e sempre più allarmata constatazione da cui parte il Pontefice nel discorso al Corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede, durante l'udienza nell'Aula della Benedizione per gli auguri di inizio d'anno.
Francesco dedica tutta la sua ampia e densa argomentazione al tema della pace, "in un momento storico in cui è sempre più minacciata, indebolita e in parte perduta". E si sofferma su tutte le situazione di conflitto nel mondo, più dettagliatamente di quanto fatto già nel Messaggio natalizio 'Urbi et Orbi'.
Ecco, quindi, che sulla guerra a Gaza, ribadisce il suo appello "a tutte le parti coinvolte per un cessate-il-fuoco su tutti i fronti, incluso il Libano, e per l'immediata liberazione di tutti gli ostaggi". Chiede "che la popolazione palestinese riceva gli aiuti umanitari e che gli ospedali, le scuole e i luoghi di culto abbiano tutta la protezione necessaria". Auspica "che la comunità internazionale percorra con determinazione la soluzione di due Stati, uno israeliano e uno palestinese, come pure di uno statuto speciale internazionalmente garantito per la Città di Gerusalemme, affinché israeliani e palestinesi possano finalmente vivere in pace e sicurezza".
Francesco si dice "scioccato" dall'attacco terroristico "del 7 ottobre scorso contro la popolazione in Israele, dove sono stati feriti, torturati e uccisi in maniera atroce tanti innocenti e molti sono stati presi in ostaggio", e ripete la "condanna per tale azione e per ogni forma di terrorismo ed estremismo". Ma la "forte risposta militare israeliana a Gaza" ha portato "la morte di decine di migliaia di palestinesi, in maggioranza civili, tra cui tanti bambini, ragazzi e giovani, e ha causato una situazione umanitaria gravissima con sofferenze inimmaginabili". E il conflitto "destabilizza ulteriormente una regione fragile e carica di tensioni".
In Ucraina, "dopo quasi due anni di guerra su larga scala della Federazione Russa", sottolinea, "la tanto desiderata pace non è ancora riuscita a trovare posto nelle menti e nei cuori, nonostante le numerosissime vittime e l'enorme distruzione": "non si può lasciare protrarre un conflitto che va incancrenendosi sempre di più, a detrimento di milioni di persone, ma occorre che si ponga fine alla tragedia in atto attraverso il negoziato, nel rispetto del diritto internazionale".
Il Papa, dopo aver toccato i conflitti e le crisi umanitarie di cui è disseminata l'Africa e le tensioni e polarizzazioni nel continente americano (compreso il Nicaragua, per cui invita ancora "ad un dialogo diplomatico rispettoso per il bene dei cattolici e dell'intera popolazione"), ha parole forti sul fatto che "le guerre moderne non si svolgono più solo su campi di battaglia delimitati, né riguardano solamente i soldati. In un contesto in cui sembra non essere osservato più il discernimento tra obiettivi militari e civili, non c'è conflitto che non finisca in qualche modo per colpire indiscriminatamente la popolazione civile".
"Gli avvenimenti in Ucraina e a Gaza ne sono la prova evidente - denuncia -. Non dobbiamo dimenticare che le violazioni gravi del diritto internazionale umanitario sono crimini di guerra, e che non è sufficiente rilevarli, ma è necessario prevenirli". E "anche quando si tratta di esercitare il diritto alla legittima difesa, è indispensabile attenersi ad un uso proporzionato della forza".
Nel lungo discorso del Papa trovano posto ancora appelli per "una politica di disarmo". Contro la fame, i disastri ambientali e la crisi climatica che sono anch'essi causa di conflitti. Per una gestione dell'emergenza migratoria, in cui non ci si può trincerare dietro la paura di una "invasione" e in cui "nessun Paese può essere lasciato solo", accogliendo quindi "con soddisfazione l'impegno dell'Unione Europea a ricercare una soluzione comune". Parole dure del Pontefice anche contro la maternità surrogata, pratica "da proibire a livello universale".
E contro la teoria gender, "pericolosissima perché cancella le differenze nella pretesa di rendere tutti uguali". E se "preoccupa particolarmente l'aumento degli atti di antisemitismo verificatisi negli ultimi mesi", "parimenti preoccupa la crescita della persecuzione e della discriminazione nei confronti dei cristiani, soprattutto negli ultimi dieci anni".
Un grazie del Pontefice va infine alle autorità italiane per la preparazione del Giubileo: che, afferma, "può essere per tutti - cristiani e non cristiani - il tempo in cui spezzare le spade e farne aratri; il tempo in cui una nazione non alzerà più la spada contro un'altra, né si imparerà più l'arte della guerra".
 

 

 

Riproduzione riservata © Copyright ANSA

Da non perdere

Condividi

Guarda anche

O utilizza