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Regionali: la strategia di Conte non sfonda, tensione col Pd

Regionali: la strategia di Conte non sfonda, tensione col Pd

"Letta ha poco da festeggiare. Campane a morto per noi? Esagerati"

ROMA, 14 febbraio 2023, 10:32

di Luca Ferrero

ANSACheck

Giuseppe Conte - RIPRODUZIONE RISERVATA

Giuseppe Conte - RIPRODUZIONE RISERVATA
Giuseppe Conte - RIPRODUZIONE RISERVATA

Giuseppe Conte prende atto del risultato "assolutamente non soddisfacente", ma si difende dagli attacchi che arrivano dal Nazareno ai danni del suo Movimento. "Qualcuno suona già le campane a morto per il M5s - dichiara - ma io non esagererei la portata che rimane circoscritta sul piano territoriale a queste elezioni". La dichiarazione è rivolta soprattutto ai democratici, "molto concentrati sulla nostra performance". Da qui la difesa giocata con una freccia scoccata verso il segretario uscente. "Ascoltare il redivivo Letta che dalle dichiarazioni entusiastiche sembra stappare bottiglie di champagne sulla performance del Pd" non è accettabile per il presidente pentastellato. "Francamente avrei poco da festeggiare", aggiunge con una punta di ironia. Dalla sede nazionale del M5s a Roma, in via di Campo Marzio, Conte fa riferimento proprio al Lazio, "dove c'è un candidato indicato da Letta e Calenda, che consegnano la Regione al centrodestra". È da questa Regione, infatti, dove il M5s ha rotto l'alleanza con i Dem, che arrivano le critiche più dure.

In primis dal candidato D'Amato: "i veri sconfitti nel Lazio sono il M5s". Un'analisi anticipata dal segretario Dem: "l'Opa contro il Pd ha fatto male a chi l'ha tentata". Fallito dunque, per Letta, il tentativo di sostituzione come forza principale dell'opposizione. Una lettura che Conte rispedisce al mittente, ridimensionando la portata dell'esito elettorale. Per il presidente M5s si tratta di un risultato "in linea con le serie storica sui territori del M5s, dove non avendo delle strutture territoriali non riusciamo sicuramente a brillare".

Assicura quindi l'impegno a "fare di più sui territori" e difende la sua scelta di aver anteposto il programma al cartello elettorale. E lo fa citando quella somma algebrica che, almeno in Lazio, "comunque ci avrebbe dato per perdenti", afferma. La questione alleanze, aperta in campagna elettorale e deflagrata nelle prime ore dopo la chiusura delle urne, ha così un elemento in più per essere discussa. E da questa parte del 'campo largo' c'è una consapevolezza in più: "I numeri ci dicono che con un'accozzaglia elettorale non saremmo andati da nessuna parte". La difesa del leader arriva subito dopo le parole della candidata Donatella Bianchi, arrivata nel tardo pomeriggio nella sede nazionale per certificare un risultato "lontano dalle ambizioni e dalle aspettative". In una sala blindatissima hanno aspettato i risultati i capigruppo al Senato e alla Camera Barbara Floridia e Francesco Silvestri. Con loro il senatore Ettore Licheri, la deputata Vittoria Baldino e la vicepresidente M5s Paola Taverna. Ma è spettato al presidente, arrivato ben oltre le 18, a studiare la risposta sul piano nazionale a quelle che per Bianchi sono state delle "provocazioni" giunte dalle altre forze politiche.

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