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La Consulta boccia la riforma Madia sulla P.A.

La Consulta boccia la riforma Madia sulla P.A.

La Corte Costituzionale ha dichiarato illegittima la parte in cui prevede che la sua attuazione, attraverso i decreti, avvenga con il semplice parere della Conferenza Stato-Regioni

30 novembre 2016, 13:25

Redazione ANSA

ANSACheck

Marianna Madia - RIPRODUZIONE RISERVATA

Marianna Madia - RIPRODUZIONE RISERVATA
Marianna Madia - RIPRODUZIONE RISERVATA

La Corte Costituzionale ha dichiarato l'illegittimità della riforma Madia sulla P.A. nella parte in cui prevede che l'attuazione della stessa, attraverso i decreti legislativi, possa avvenire con il semplice parere della Conferenza Stato-Regioni o Unificata. Secondo la Consulta, che si è pronunciata dopo un ricorso della Regione Veneto, è invece necessaria la previa intesa. La pronuncia di legittimità riguarda le norme relative alla dirigenza, partecipate, servizi pubblici locali e pubblico impiego.

La Corte ha circoscritto il giudizio alle misure della delega Madia impugnate dalla Regione Veneto, lasciando fuori le norme attuative. "Le pronunce di illegittimità costituzionale colpiscono le disposizioni impugnate solo nella parte in cui prevedono che i decreti legislativi siano adottati previo parere e non previa intesa", si spiega nella sintesi della sentenza. In particolare, sono stati respinti i dubbi di legittimità costituzionale relativi alla delega per il Codice dell'amministrazione digitale. Le dichiarazioni di illegittimità costituzionale riguardano quindi esclusivamente le deleghe al Governo "in tema di riorganizzazione della dirigenza pubblica", "per il riordino della disciplina vigente in tema di lavoro alle dipendenze delle pubbliche amministrazioni", "di partecipazioni azionarie delle pubbliche amministrazioni e di servizi pubblici locali di interesse economico generale". La Consulta, guardando al futuro, sottolinea comunque che "le eventuali impugnazioni delle norme attuative dovranno tener conto delle concrete lesioni delle competenze regionali, alla luce delle soluzioni correttive che il Governo, nell'esercizio della sua discrezionalità, riterrà di apprestare in ossequio al principio di leale collaborazione".

Intanto la ministra Madia ha convocato i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil per mercoledì 30 novembre su questioni connesse al lavoro pubblico. Sul tavolo c'è lo sblocco dei contratti nel pubblico impiego.

Spunta ipotesi ritiro decreti Madia - Spunta l'ipotesi di ritiro per i decreti Madia, attuativi della riforma della Pubblica Amministrazione, dopo la sentenza della Consulta sul ricorso della Regione Veneto. I provvedimenti sulla dirigenza pubblica e sui servizi pubblici locali, approvati giusto ieri in Consiglio dei Ministri, potrebbero essere bloccati in uscita e il 'timbro' del Quirinale per questi diventerebbe superfluo. Invece per i decreti già pubblicati in Gazzetta Ufficiale, in vigore, quelli sulla razionalizzazione delle partecipate pubbliche e sui licenziamenti lampo per i furbetti, l'ipotesi di correttivi potrebbe non risultare sufficiente lasciando spazio all'alternativa del ritiro. Per quanto riguarda il testo unico sul pubblico impiego il problema non si pone, visto che la presentazione era prevista per febbraio. Quanto alla legge deroga, da cui i decreti discendono, dovrebbe essere rivista con anche una riapertura dei termini, ovvero delle scadenze per la definizione dei provvedimenti di attuazione.

Renzi, sentenza spiega perchè cambio Titolo V - "Noi avevamo fatto un decreto per rendere licenziabile il dirigente che non si comporta bene e la Consulta ha detto che siccome non c'è intesa con le Regioni, avevamo chiesto un parere, la norma illegittima. E poi mi dicono che non devo cambiare le regole del Titolo V. Siamo circondati da una burocrazia opprimente". Così il premier Matteo Renzi, a Vicenza per un comizio a sostegno del sì, sulla decisione della Consulta alla riforma Madia.

"La Consulta ha dichiarato illegittima una parte della riforma Madia; noi volevamo licenziare i dirigenti che non si comportano bene ma la Regione Veneto ha fatto ricorso". Ha spiegato il premier in un incontro a Mestre sul referendum costituzionale. "E' stato detto no perché avremmo dovuto fare un'intesa, perché questa è una materia concorrente tra Stato e Regioni - ha proseguito - Ma noi abbiamo chiesto il parere, non è che non li abbiamo ascoltati. Loro però non volevano il parere, volevano l'intesa. Così oggi uno dei 140 ricorsi tra Stato e Regioni, quello del Veneto, ha vinto perché non c'è l'intesa della Regione per licenziare un po' di dirigenti". "Questa è una legge che è stata votata in Parlamento - ha ricordato Renzi - dalla Camera e dal Senato. Riesci a fare i decreti legislativi ma arriva la sentenza. Non entro nel merito della questione ma vi sembra governabile un Paese in questo modo?" ha concluso.

Grillo, bocciatura Consulta? No...ma che notizie... - "No...ma che notizie, non me le dite in mezzo alla strada, preparatemi prima". Così, con una battuta, il leader del m5S Beppe Grillo, uscendo da un albergo del centro di Roma, risponde ai cronisti che gli chiedono della bocciatura da parte della Consulta dei decreti d'attuazione della riforma Madia.

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