Il decreto sull'Irpef, che contiene l'atout elettorale di Matteo Renzi (gli 80 euro per le buste-paga più leggere), e che Silvio Berlusconi bolla come ''mancia elettorale'', ha superato il severo esame del Quirinale. Giorgio Napolitano ha convocato al Colle il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan, e al termine di alcuni approfondimenti tecnici ha firmato il decreto sgombrando così il campo da insinuazioni malevole e pericolose sul futuro del premier, che infine ha potuto tirare un sospiro di sollievo. Liquidata una pratica se n'è aperta subito un'altra, sul fibrillante versante delle riforme. La prima uscita televisiva di Silvio Berlusconi a Porta a porta è stata foriera di tensioni multiple per il governo e la maggioranza, già provata dal braccio di ferro sul decreto lavoro.
Il cavaliere, tra la sorpresa e lo sgomento generale (anche dei suoi), ha bocciato il capitolo riforme su tutti i fronti gettando alle ortiche il patto del Nazzareno per poi riacciuffarlo in corner dopo, probabilmente, qualche richiesta di chiarimento giunta in uno degli intervalli della trasmissione di Vespa dal fronte Pd, con cui proprio la scorsa settimana aveva rinnovato il patto in un nuovo incontro a palazzo Chigi con Renzi. Berlusconi ha inizialmente buttato giù come birilli i cardini dell'intesa politica con Renzi: 'Sul Senato non elettivo non c'è nessun nostro impegno' e inoltre 'con un sistema monocamerale l'Italicum è incostituzionale', e poi la riforma è spiaggiata a palazzo madama per colpa del Pd stesso, quindi a maggior ragione non esiste l'ipotesi di vararla entro il 25 maggio. Ma alla fine non ha voluto rovesciare il tavolo del tutto. E anzi, poco dopo lo sfogo (dettato dall'avvicinarsi del voto europeo), lo ha rimesso in equilibrio. E come se niente fosse accaduto ha assicurato che manterrà tutti gli impegni assunti con Renzi (ma l'Italicum va approvato prima del Senato, rimarca). Sorpresa e rabbia hanno subito avvolto i Dem con Roberto Giachetti (ma anche il lettiano Boccia) che hanno incalzato Renzi a minacciare il ricorso alle urne anche per mettere paura all''inaffidabile' Cavaliere. Ma il presidente del Consiglio ha sdrammatizzato mostrando di non credere alle sparate berlusconiane: 'Calma e gesso. Sarà sempre più così in vista delle europee, sono fibrillazioni elettorali", ha detto ai suoi commentando le intemerate del Cav. Noi - ha chiarito - non rovesciamo il tavolo. 'Stiamo tranquilli, vediamo le carte. Andiamo avanti'.
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