A 50 anni dal colpo di Stato che mise fine in Cile al governo del presidente Salvador Allende, nuovi documenti continuano ad emergere a riprova, se ve ne fosse ancora bisogno, che i militari golpisti cileni fecero uso di una cieca violenza, non risparmiando neppure bambini e adolescenti. Così, a pochi giorni dal 50/o anniversario dell'11 settembre 1973 in cui aerei dell'aeronautica bombardarono il palazzo della Moneda, è stato pubblicato un rapporto da cui emergono le prove che, accanto alle molte migliaia di morti e desaparecidos adulti, anche quasi 200 giovani hanno pagato con la vita il sogno interrotto in Cile di libertà e democrazia.
Lo studio è stato diffuso a Santiago dall'Ufficio del Garante per l'Infanzia, con la precisazione che le cifre provengono da una elaborazione di informazioni pubblicate dal Museo della Memoria e dei Diritti Umani, in base al lavoro di due Commissioni per la Verità, Rettig e Valech.
Uno dei dati principali che emerge da questo nuovo lavoro è l'identificazione, come vittime di esecuzione capitale durante il periodo della dittatura, di almeno 150 bambini e adolescenti, mentre altri 40 sono stati oggetto di sparizioni forzate. Inoltre, dai documenti consultati è emerso che 956 bambini e adolescenti hanno subito incarcerazioni politiche e torture, e altri 102 hanno trascorso periodi in carcere in compagnia di un adulto. E non basta. Ci sono prove di 15 donne incinte giustiziate o scomparse, e di altri 700 minori rimasti orfani a causa dell'uccisione o della scomparsa forzata dei loro genitori.
Mesi fa, alla presentazione di un volume dal titolo 'Rompere il silenzio di bambine e bambini e di adolescenti giustiziati durante la dittatura civile-militare: 1973-1990', la direttrice dell'Archivio centrale Andrés Bello, Alejandra Araya, ha dichiarato: "Spero che leggendolo sempre più persone possano ritenere inammissibile un uso della 'forza legittima' a sostegno del discorso della 'guerra giusta'". Come può essere ammissibile, ha aggiunto, "la morte di persone di sei, 15 o 18 anni causata da proiettili sparati alle spalle nei parchi gioco, finiti a colpi di arma da fuoco dopo essere stati torturati, gettati nei burroni, abbandonati come fagotti nell'Istituto di Medicina legale?".
Da parte sua Giannina Mondino, titolare dell'Ufficio del Difensore della Gioventù, rispetto alle cifre rivelate sui minori uccisi o scomparsi, ha sottolineato che "rendere visibili le violazioni di cui sono vittime bambini e adolescenti è un esercizio di memoria per riflettere e chiamare all'azione".
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