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Spagna, 'errore' di un deputato del Pp salva Sanchez dal tonfo in Aula

Spagna, 'errore' di un deputato del Pp salva Sanchez dal tonfo in Aula

Riforma del lavoro approvata in circostanze rocambolesche

MADRID, 03 febbraio 2022, 22:08

Redazione ANSA

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Il premier Pedro Sanchez dopo il voto al Congresso dei Deputati © ANSA/EPA

Il premier Pedro Sanchez dopo il voto al Congresso dei Deputati © ANSA/EPA
Il premier Pedro Sanchez dopo il voto al Congresso dei Deputati © ANSA/EPA

Tardo pomeriggio da brividi in Spagna per il governo di Pedro Sánchez. La riforma del mercato del lavoro promossa da Madrid — una misura chiave per l'esecutivo, anche perché richiesta con decisione da Bruxelles — è stata infatti a un passo dalla bocciatura in Parlamento: solo il possibile errore di un deputato dell'opposizione ha evitato uno scenario da incubo per il premier, presente nell'aula del Congresso dei Deputati, con il decreto approvato con 175 voti a favore e 174 contro. Un finale rocambolesco dopo una giornata parlamentare in cui non sono mancati colpi di scena.

Dopo mesi di trattative con le parti sociali per mettere a punto la riforma, Sánchez e i suoi si sono presentati oggi in Aula con la convinzione dichiarata di avere numeri sufficienti, pur non potendo contare su due alleati abituali — i nazionalisti del Pnv e gli indipendentisti catalani di Esquerra Republicana, contrari alla norma —, ma forti degli appoggi dei liberali di Ciudadanos e di una costellazione di partiti regionali.

Al momento decisivo, però, i due deputati del gruppo locale Unione del Popolo della Navarra, da cui si attendeva un voto affermativo su indicazione della loro direzione, hanno invece rotto la disciplina di partito, esprimendo un "no".

Fatti i conti, risulterebbe così decisivo per l'approvazione della riforma del lavoro il senso del voto telematico del deputato del Partito Popolare Alberto Casero, finito erroneamente in appoggio alla legge, spiegano i principali media iberici. Un esito positivo per il governo proclamato per lo più in circostanze confuse: la presidente del Congresso dei deputati, Meritxell Batet, ha infatti inizialmente annunciato che la legge era stata bocciata, per poi correggersi alcuni istanti dopo. Secondi in cui si sono viste esultanze dai banchi dell'opposizione e volti sconcertati in quelli della maggioranza, prima che la situazione si invertisse.

Mentre il Partito Popolare protesta sostenendo che il voto erroneo di Casero è dovuto a un problema informatico non corretto, una circostanza smentita dai servizi di gestione del Parlamento, Sánchez può tirare un sospiro di sollievo.

"Al di là dei numeri", ha affermato all'uscita dal Parlamento, "ciò che è importante sono i 20 milioni di lavoratori che verranno favoriti dalla riforma". La norma ha come obiettivo contrastare problemi endemici del lavoro in Spagna come l'alta precarietà, attraverso misure quali la limitazione delle categorie di contratti a termine permessi e l'incentivo di rapporti di lavoro più stabili. 

La riforma è stata oggetto di un lungo negoziato tra la ministra Díaz, che è iscritta al Partito Comunista e rappresenta nel governo la sinistra di Unidas Podemos, gli imprenditori e i sindacati Ugt e Comisiones Obreras (Ccoo). "Si tratta dei miglioramenti di maggior portata per i lavoratori negli ultimi 40 anni", ha affermato Unai Sordo, segretario generale di Ccoo. Per Ceoe (la Confindustria spagnola), la riforma accordata "consolida l'attuale modello di lavoro, che ha consentito di aumentare la produttività delle imprese, assicurarne la competitività e contribuire alla crescita dell'occupazione".

Il governo, da parte sua, ha sottolineato come alcuni effetti della riforma (entrata in vigore come decreto a fine dicembre) sarebbero già riscontrabili nel fatto che a gennaio sono stati firmati oltre 238.000 nuovi contratti indeterminati, la cifra più alta "della serie storica". Sono rimasti sostanzialmente fuori dalla nuova norma aspetti inclusi nella riforma del 2012 come le condizioni sui licenziamenti: si tratta di una questione criticata da alcuni gruppi politici, che rinfacciano a Díaz di non aver rispettato la promessa di "abrogare la riforma di Rajoy". 
   

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