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'La Russia non vuole imporre lo Sputnik'

'La Russia non vuole imporre lo Sputnik'

L'ambasciatore Razov all’ANSA: 'Sconcerto per le polemiche'

11 marzo 2021, 15:27

Redazione ANSA

ANSACheck

L 'ambasciatore russo a Roma Sergey Razov - RIPRODUZIONE RISERVATA

L 'ambasciatore russo a Roma Sergey Razov - RIPRODUZIONE RISERVATA
L 'ambasciatore russo a Roma Sergey Razov - RIPRODUZIONE RISERVATA

La Russia non vuole imporre lo Sputnik V a nessuno, non c'è alcuna "operazione diplomatico-propagandistica" in corso, semmai la volontà di condividere un vaccino ritenuto efficace perché qui si tratta "della vita e della salute dei cittadini" e "la lotta alla pandemia richiede convergenza e unione delle forze". L'ambasciatore della Federazione russa Sergey Razov, in un'intervista esclusiva all'ANSA, interviene dopo le polemiche seguite all'annuncio della prossima produzione dello Sputnik in Lombardia da parte dell'azienda italo-svizzera Adienne Pharma&Biotech. Dicendosi "sconcertato" dalle strumentalizzazioni e assicurando come per il momento non via sia alcun ruolo attivo della sua ambasciata nella promozione di accordi strettamente "commerciali".

ANSA - Ambasciatore, l'intesa con Adienne per la produzione dello Sputnik in Lombardia è un accordo fra privati. Ma noi sappiamo che ci sono altre trattative per portare la produzione in Italia. Voi ne siete parte, vi è una regia dell'ambasciata? E c'è stato, o c'è, un ruolo di mediazione del governo italiano o di alcune forze politiche?

RAZOV - "L'intesa da lei menzionata tra la società svizzera Adienne Pharma&Biotech, i cui impianti di produzione sono situati sul territorio della regione italiana della Lombardia, e il Russian Direct Investment Fund - un fondo sovrano di investimento della Federazione Russa - è il risultato di negoziati diretti. Secondo i dati del RDIF, la produzione del vaccino Sputnik V in detta azienda farmaceutica potrebbe essere avviata tra alcuni mesi. Per quanto riguarda il ruolo dell'ambasciata, posso dire che noi, nei limiti delle nostre competenze, prestiamo il massimo sostegno allo sviluppo della collaborazione italo-russa nella battaglia contro l'infezione da coronavirus, ma non siamo coinvolti, in nessuna forma, in trattative commerciali".

ANSA - L'accordo annunciato in Italia ha però creato polemiche in Europa. A suo avviso si sta politicizzando la campagna vaccinale? E chi lo sta facendo?

RAZOV - "Ritengo controproducente farsi guidare da qualsiasi considerazione geopolitica quando si tratta della vita e della salute dei cittadini. La lotta alla pandemia richiede convergenza e unione delle forze. I vertici della Russia hanno ripetutamente dichiarato la propria disponibilità a qualsiasi forma di cooperazione con i partner europei nella lotta alla pandemia e nella campagna vaccinale. Ne approfitto per chiarire definitivamente un punto: non abbiamo alcuna intenzione di imporre a chicchessia i nostri prodotti. A questo proposito, francamente, suscitano vero sconcerto le interpretazioni comparse su alcuni media italiani a proposito di una sorta di offensiva diplomatico-propagandistica per introdurre il vaccino russo e addirittura di una 'colonizzazione vaccinale' dell'Europa da parte della Russia. Il coltivare delle fobie, inclusa la russofobia, è una cosa poco producente. Ancora una volta responsabilmente dichiaro che noi non imponiamo nulla a nessuno. L'Ambasciata riceve, da parte di regioni, aziende private, organizzazioni e persone fisiche, numerose richieste di acquisto e molte proposte di produzione del vaccino russo per l'Italia. La nostra posizione è oltremodo trasparente: la Russia è aperta a tutte le forme reciprocamente accettabili di collaborazione, tuttavia le relative richieste devono essere presentate tramite i canali governativi ufficiali. RDIF, com'è noto, ha presentato, nel rispetto delle modalità previste, la richiesta di certificazione di Sputnik V all'Agenzia Europea per il farmaco. L'Ema ha annunciato l'inizio della relativa revisione clinica (rolling review) del dossier di registrazione del vaccino russo. Auspichiamo un veloce (scevro da politicizzazione ed eccessiva burocrazia) completamento di tale procedimento. Nove stati europei, tra i quali anche alcuni membri della Ue, hanno approvato individualmente l'utilizzo di Sputnik V senza aspettare il completamento della registrazione del farmaco russo presso Ema. Nel complesso, il vaccino russo è stato approvato da 49 paesi con una popolazione globale superiore a 1,3 miliardi di persone".

ANSA - Bruxelles sostiene che la Russia non ha neanche la capacità di produrre dosi sufficienti di Sputnik per la propria popolazione, figurarsi per quella europea. Mosca ha invece parlato della possibilità di inviare 50 milioni di dosi all'Europa da giugno. È realistico? E se sì da dove verrebbero queste dosi?

RAZOV - "In Russia lo Sputnik V è prodotto in sei fabbriche farmaceutiche. La domanda interna del farmaco è soddisfatta completamente. Si sta organizzando la produzione in 10 siti internazionali, tra cui Bielorussia, India, Cina, Brasile e Corea del Sud. E dunque, mi pare, le previsioni cui Lei accennava sono assolutamente realistiche".

ANSA - Oltre a Italia, Spagna, Germania e Francia, ci sono altri Paesi europei candidati alla produzione del vaccino russo?

RAZOV - "In Europa, oltre agli Stati da lei citati, si sta valutando la questione di organizzare la produzione del vaccino in Austria".

ANSA - Come ritiene si stia muovendo in Europa il governo Draghi? E, secondo Lei, può giocare un ruolo di distensione tra Mosca e Bruxelles, al momento molto tesi?

RAZOV - "Naturalmente non sta a me esprimere giudizi sulla politica o sull'azione del governo italiano. In merito alla politica di Bruxelles nei confronti della Russia dobbiamo con dispiacere constatarne il carattere estremamente contraddittorio, dovuto in larga misura all'applicazione del principio dell'unanimità nella soluzione delle questioni più importanti delle relazioni con il nostro Paese. In pratica, la politica generale concordata della Ue non di rado è ostaggio di un noto e piccolo gruppo di Paesi dell'Unione Europea. Per quanto riguarda l'Italia, alla quale ci legano tradizionali rapporti di amicizia, constatiamo che le principali forze politiche sono concordi nel ritenere importanti la normalizzazione e il miglioramento delle relazioni tra la Russia e l'Unione Europea. In questo contesto noi, naturalmente, abbiamo prestato attenzione alle parole pronunciate dal Primo Ministro Draghi durante il suo intervento programmatico al Senato, in merito all'importanza di rafforzare i meccanismi del dialogo con il nostro Paese".

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