Le Borse europee hanno atteso le
decisioni della Fed in tenuta ed è stata una seduta positiva
soprattutto per la Borsa di Milano: l'indice Ftse Mib ha chiuso
in aumento dello 0,77% a 26.835 punti, l'Ftse All share in
crescita dello 0,71% a quota 28.985.
Francoforte da parte sua ha invece concluso in rialzo dello
0,5%, seguita da Parigi e Londra (+0,2%). Piatta la chiusura di
Amsterdam, in marginale calo quella di Madrid. Debole Mosca dopo
la notizia dell'attacco al Cremlino da parte di droni, sventato
dalla contraerea: l'indice Moex in rubli ha ceduto l'1,8%,
l'Rtsi espresso in dollari l'1,1% finale.
Il calo della Borsa russa è anche da imputare alla nuova
limatura per il prezzo del gas: il future sul metano con
consegna a giugno ha chiuso in ribasso del 2% a 36,7 euro al
Megawattora, ritoccando ulteriormente i minimi dal gennaio 2022.
Male il petrolio, che è arrivato a cedere il 4% sotto quota 69
dollari al barile soprattutto sul rischio recessione e sulle
scorte statunitensi superiori alle stime.
Con lo spread tra Btp e Bund tedeschi a 10 anni che ha
concluso la giornata sui mercati telematici in calo a 186 punti
base, in Piazza Affari è stato più facile il rimbalzo delle
banche. Mediobanca è cresciuta del 3,8% a 9,7 euro dopo la
notizia della decisa salita al 9,9% da parte di Caltagirone,
mentre Unicredit ha chiuso in aumento del 3,7% dopo i conti e le
buone prospettive per il 2023. Ma il titolo migliore tra quelli
a elevata capitalizzazione della Borsa milanese è stato
Amplifon, schizzato del 7,1% a 35,4 euro su una raffica di
report positivi dopo i conti.
Deboli invece Stellantis (-1,8%) sulla trimestrale e Saipem
(-2,6%) nel giorno dell'assemblea. Ma soprattutto è affondata
Tim, maglia nera del listino: il gruppo telefonico è scivolato a
0,25 euro in calo del 4,4% finale, con il mercato che teme uno
stallo sul dossier rete alla vigilia del Cda che esaminerà i
rilanci presentati da Kkr e Cdp-Macquarie.
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