L'attacco russo all'Ucraina, come
prevedibile, fa sentire i suoi effetti anche sui mercati
azionari europei, tutti in pesante ribasso. Londra cede il 2,3%,
Francoforte il 3,3%, Parigi il 3%, Madrid il 2,7%. In linea con
gli altri listini Milano, che cede il 3,1%. Le vendite sono
generalizzate, con gli indici settoriali dei titoli finanziari
(-3,5%) e tecnologici (-3,6%) che registrano i cali più
consistenti.
A Mosca le contrattazioni sono ancora sospese dopo che il
listino moscovita è arrivato a perdere fino al 28,8%, il peggior
calo della sua storia, costato agli investitori russi 180
miliardi di dollari di capitalizzazione bruciata. A New York i
future segnano un ribasso del 2% per Dow Jones e S&P 500 e del
2,5% per il Nasdaq.
La guerra infiamma i prezzi dell'energia e delle materie
prime, con il rischio di alimentare ulteriormente la corsa
dell'inflazione: il petrolio balza del 5,6%, con quello europeo
(Brent), che sfonda quota 100 dollari al barile (ora a 102,46) e
quello americano (Wti) che supera quota 97. Vola il gas, in
rialzo del 25% a 111 euro al megawattora sul mercato di
Amsterdam. Corrono anche i prezzi delle derrate alimentari, con
il mais e il frumento in rialzo di oltre il 5%.
La fuga degli investitori dal rischio spinge gli asset
considerati tradizionalmente dei beni rifugio: L'oro avanza del
2,5% a 1.942 dollari l'oncia mentre i treasury americani guidano
il calo dei rendimenti dei titoli di Stato, con un ribasso di
8,2 punti base, all'1,91%. Il rendimento del decennale italiano
scende di 4,5 punti base, all'1,89%, mentre lo spread con il
bund tedesco è poco mosso, a quota 172.
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