Il roaming non può sparire dall'oggi al domani in Europa. Altrimenti si corre il rischio che a pagare per quella minoranza che viaggia e si attacca a internet sia chi resta a casa. E gli italiani, per esempio, sono tra i meno viaggiatori dell'Ue. Lo spiega in un'intervista all'ANSA Fatima Barros, presidente per il 2015 del Berec (l'organismo Ue che riunisce i regolatori delle tlc dei 28) nonché presidente dell'Agcom portoghese, l'Anacom. Il compromesso presentato dalla presidenza lettone dell'Ue, che da metà 2016 prevede una quantità minima di sms, chiamate e dati alla tariffa nazionale più un sovraccosto non superiore al costo all'ingrosso pagato dagli operatori tra loro, è quindi una "soluzione equa", in attesa di rivalutare la situazione nel 2018. Era stato proprio il Berec, lo scorso dicembre, a presentare un'analisi che, dati e preoccupazioni dei 28 alla mano, sosteneva questo tipo di 'exit strategy' per poter comunque offrire ai cittadini un taglio dei costi ma senza effetti boomerang sui mercati nazionali. "Lo scambio di traffico tra i paesi non è bilanciato, i costi per gli operatori ci sono e alla fine qualcuno deve pagarli, quindi se eliminiamo semplicemente il roaming - spiega Barros - significa che gli operatori dei paesi che ricevono più turisti, dato che i costi non sono assorbiti, devono rifarsi sui propri utenti finendo per aumentare le tariffe nazionali, e questo sarebbe ingiusto viste le enormi differenze tra i paesi". E ci sarebbe anche un impatto sulle reti nelle zone più frequentate dai turisti se questi facessero uso senza limiti di internet come a casa. Per esempio, "i cittadini del Nord Europa vanno all'estero molto più spesso di quelli del Sud, e hanno anche abitudini di consumo di internet molto superiori". Finirebbero per essere quindi i consumatori italiani, portoghesi o spagnoli a pagare lo 'zero-roaming' dei turisti svedesi od olandesi. A quanto debba ammontare la quantità minima di sms, chiamate e dati, però, mette in chiaro Barros, "è una decisione che deve essere presa a livello politico, questo non è il ruolo del Berec", "organismo di esperti indipendente" con ruolo consultivo.
Sul fronte net neutrality, il presidente del Berec rassicura: "la proposta della presidenza lettone è piuttosto simile a quella americana della Fcc" anche "se a prima vista possono sembrare differenti con l'approccio Usa più stretto rispetto a quello Ue". In realtà "i principi generali" sono presenti in entrambe le legislazioni, inclusa la libertà degli operatori sui servizi che non sono la fornitura di accesso a internet. "Non vediamo rischi nella sostanza, il problema può essere che se alcune cose non sono esplicitamente definite ci possono essere buchi interpretativi". L'importante, nella revisione del settore lanciata dalla Commissione, conclude Barros, "è capire il futuro e poi regolamentare, non il contrario, perché il futuro dipenderà dalle misure attuali e c'è quindi il rischio di comprometterlo".
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