(di Marzia Apice)
MICHELE SERRA, OSSO, ANCHE I CANI
SOGNANO (Feltrinelli, pp.128, 16 Euro. Illustrazioni ALESSANDRO
SANNA). La natura che nasconde insidie e meraviglie. Il fascino
antico del legame tra l'uomo e il cane. E poi la stupefacente
potenza dei sentimenti, che possono sorprenderci a ogni età e la
cui semplicità è un valore da riscoprire. Sta tutto in una
carezza il senso di "Osso", la favola per ragazzi, ma in fondo
senza età, scritta da Michele Serra per Feltrinelli e
impreziosita dalle illustrazioni di Alessandro Sanna. Al centro
della storia c'è un vecchio solo e stanco che un giorno, nel
giardino della sua casa situata vicino a un bosco, vede apparire
un cane denutrito e affamato. Il vecchio, che ormai si emoziona
solo quando trascorre del tempo con la sua nipotina, non ha mai
avuto un cane e non sa come comportarsi: segue l'istinto e gli
dà da mangiare, poi coltiva con pazienza e un po' di speranza la
possibilità di prendersene cura. Ma il cane, a cui la nipotina
dà il nome di Osso, appare e scompare: forse deciderà di
restare, ma non prima di aver riscoperto la fiducia verso gli
uomini. Breve e intensa, questa storia per piccoli lettori non
ha colpi di scena né grandi avventure, ma è un condensato di
emozioni forti: "La solitudine di un uomo e di un cane trovano
un incastro casuale: è vero, è un libro immobile in cui accade
pochissimo, ma in realtà un piccolo movimento c'è, quello di una
carezza. Mi ha emozionato scrivere proprio pensando alla carezza
che il vecchio dà al cane, un grande avvenimento che chiude un
cerchio", dice Michele Serra intervistato dall'ANSA. Al suo
esordio nella narrativa per ragazzi, l'autore ammette di esser
stato all'inizio "spaventato da questa esperienza inedita perché
avevo paura di scrivere concetti troppo complessi, poi però mi
ha stimolato l'idea del libro illustrato, con un artista che
desse colori e fisionomia alle parole". Nel libro la natura è
vibrante, con il bosco che è protagonista accanto al vecchio,
alla nipote e al cane. C'è un pensiero ecologista dietro a
questa scelta? "L'ecologia è troppo di moda, solo per questo
risponderei di no", dice con una battuta, "di certo c'è però una
riflessione sulla natura: l'ho raccontata non come idillio o
acquerello ma come qualcosa che è molto più potente dell'uomo.
La natura è vita ma anche morte, caccia e predazione: ho cercato
di dirlo in modo non respingente, ma non bisogna sottovalutare i
ragazzi: ho voluto trasmettere l'idea di un bosco che è insieme
luci e ombre, un luogo attraente e pauroso al tempo stesso,
proprio come appare negli archetipi delle fiabe. Noi siamo
dentro alla natura, ne siamo parte, godiamo della sua meraviglia
ma patiamo della sua durezza e la pandemia in questi ultimi mesi
ce lo ha dimostrato". Nel libro sceglie un cane forse poco
attraente, molto malridotto e denutrito, ma che con il suo
comportamento "animale" dimostra da un lato l'appartenenza alla
natura dall'altro l'elemento cardine che, da tempi immemori,
lega i cani all'uomo, ossia la fiducia. "Il marketing del pet
certo non parla di Osso, che non sarebbe mai scelto come
testimonial di articoli per cani. Ma è per questo che mi piace:
io ho cani e gatti e amo il fatto che siano bestie", afferma,
"la bambinizzazione degli animali domestici, sostitutivi dei
bambini che non si fanno più, non mi piace. Le bestie sono
bestie ed è il motivo per cui le trovo straordinarie. Dovremmo
riscoprire il contatto con il mistero, cani e gatti sono eredi
del lupo e della tigre". Ma nel libro c'è anche la figura di un
uomo anziano innamorato di sua nipote: un rapporto che lei
descrive con grande delicatezza e nessuna retorica. "Quello tra
nonni e nipoti è un rapporto speciale, semplice e ingenuo,
alleggerito dal carico simbolico che invece c'è in quello tra
figli e genitori. I nonni e i nipoti sono gli estremi della vita
che si toccano e si tengono per mano: anagraficamente, non
retoricamente, è davvero il cerchio della vita", dice ancora,
"in questa storia mi sono proiettato anche io: vivo in un modo
non troppo dissimile dal protagonista, soprattutto nel mio
legame con il bosco. Ho scelto un protagonista vecchio per dare
un'immagine di stanchezza non fisica ma piscologica. Quest'uomo
pensava di non dover scoprire più niente, e invece il bosco è
carico di sorprese".
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