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Paola Boncompagni, La terra vista da qui

Paola Boncompagni, La terra vista da qui

Diario aereo di una cooperante viaggiatrice

ROMA, 11 dicembre 2021, 18:14

di Nicoletta Tamberlich

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Paola Boncompagni, La terra vista da qui - RIPRODUZIONE RISERVATA

Paola Boncompagni, La terra vista da qui - RIPRODUZIONE RISERVATA
Paola Boncompagni, La terra vista da qui - RIPRODUZIONE RISERVATA

ROMA - Conosciamo tutti la sensazione che si prova osservando la terra dall'oblò di un aereo. L'aspettativa dell'arrivo, la malinconia della partenza. La rassicurante serie di rituali che precedono il decollo, la vigorosa spinta dei motori, la stabilizzazione in quota e poi quelle ore sospesi, in attesa di raggiungere finalmente la propria meta.
    Per alcune persone, però, il viaggio non sempre significa vacanza. Ne sa qualcosa Paola Boncompagni, che dei suoi viaggi, delle sue missioni, tantissime, ha fatto uno scrupoloso diario aereo, scrivendone ogni giorno, oggi diventato un libro 'La terra vista da qui' (edizioni UTET, Pagine 234, euro 15,20).
    'Diario aereo' perché nell'arco di 20 anni "ho raccolto una serie di appunti sui miei viaggi di lavoro per la Cooperazione allo Sviluppo, nel corso di missioni compiute per agenzie delle Nazioni Unite e per la Cooperazione Italiana allo Sviluppo (oggi AICS), in Africa sub-sahariana, Medio Oriente, Centro America e Sud est asiatico". Insomma, lo sguardo dall'alto di chi gira il mondo operando per la pace. Ogni capitolo una partenza, spesso da Roma, dall'aeroporto -Leonardo da Vinci, con preferenza il posto accanto all'oblò, poi i viaggi intermedi, e il ritorno.
    Gli appunti scritti in volo. Il volume verrà presentato, non è un caso, a Roma, il 14 dicembre da Luisa Morgantini, già presidente del Parlamento europeo e attivista per i diritti umani e dall'attore e scrittore Giuseppe Cederna.
    "Ho camminato su terre cui sono state inflitte indicibili violenze, dove la gente sopravvive nel più completo degrado.
    Sono stata testimone della più scioccante miseria umana. Cose che, mi trovo spesso a pensare, tutti dovrebbero vedere almeno una volta nella vita". Sono i pensieri di una cooperante già pronta a ripartire. Esercito silenzioso, ogni anno numerosi operatori di pace percorrono il globo lungo rotte diverse da quelle del turismo di massa, raggiungendo i luoghi più poveri e devastati del pianeta. Per loro il viaggio significa anche paura di atterrare in mezzo a una guerra, nostalgia del proprio paese, sollievo di abbandonare luoghi di miseria. È tutto ciò che riempie il loro bagaglio emotivo, quello che hanno visto ed è ormai impossibile da dimenticare.
    Paola Boncompagni è una di quelle cooperanti internazionali che nella vita hanno scelto di viaggiare in tutto il mondo per occuparsi di progetti di sviluppo. Seduta in aereo accanto a un finestrino, sa che quei paesaggi colorati osservati dall'alto si riveleranno, ad altezza d'uomo, enormi baraccopoli, zone devastate da carestie o intere regioni occupate dalle milizie.
    Luoghi visitati in prima persona: dai campi profughi in Ciad e in Kenya alle baraccopoli di Luanda. La terra vista da qui ci offre uno sguardo sui programmi di cooperazione e sulle loro implicazioni viste dal di dentro, dai ragazzi di strada di Città del Guatemala, passando per l'emarginazione giovanile nelle isole caraibiche fino al cinema educativo proiettato da una carovana itinerante nelle zone rurali remote dell'Etiopia.
    E ancora la salvaguardia del patrimonio storico artistico utilizzata come strumento di cooperazione nei territori occupati della Cisgiordania, in Cambogia e nelle antiche città del deserto della Mauritania. Ogni capitolo è dedicato a un viaggio di cooperazione. Decine di missioni intervallate da lunghe ore chiusa nella cabina di un aereo, diventata presto il luogo ideale per raccogliere impressioni e pensieri che ogni decollo immancabilmente si porta dietro. Il risultato è il racconto appassionato e sincero di chi ha osservato povertà e disperazione, di chi ha deciso di attraversare il pianeta visitando luoghi di dolore, senza mai perdere la speranza.
   

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