LUCIANA BORSATTI, LE INDEMONIATE.
1879: SFIDA TRA STATO, SCIENZA E CHIESA A VERZEGNIS
(CASTELVECCHI, pp. 280 - euro 20).
L'ultimo caso in Europa di un'epidemia di possessione demoniaca
- in forme simili a quelle della vicenda secentesca di Loudun -
avvenne nel 1878-79 a Verzegnis, in Friuli. E si concluse con un
atto di forza dello Stato italiano, che inviò una compagnia di
soldati per deportare nel manicomio di Udine alcune decine di
analfabete di montagna. A ritenerle possedute dal demonio erano
il clero e la popolazione locali, ma non l'autorità medica e
l'intera classe politica dell'epoca (ai ferri corti con il
Papato e pochi anni dopo la breccia di Porta Pia): per queste
ultime infatti si trattava di un fenomeno di isteria collettiva
alimentato dalla superstizione, se non innervato in una
costituzione fisica che rivelava i sintomi di una degenerazione
della razza.
A rivisitare questa vicenda - in cui si scontrano le tensioni
sociali interne di un'arretrata comunità rurale e le nuove
politiche di controllo sociale dello Stato post-unitario - è
Luciana Borsatti in un libro che aggiorna una precedente
edizion. Ma cosa accadde in quei due anni ad alcune decine di
donne di Verzegnis, un villaggio isolato tra le montagne della
Carnia? "Si contorciano orribilmente, strepitano, perdono i
sentimenti, ed urlano anche come da voce di cane", riferiva
l'anziano parroco. "Interamente prive di sensi, cadono a terra
con la bocca stravolta, gridano, urlano, si agitano come
forsennate". E poi parole ostili contro il clero, ingenue forme
di chiaroveggenza e di contrattazione con il demonio,
atteggiamenti profetici di una di loro e una clamorosa crisi
collettiva in chiesa, che arriva sui tavoli della Curia ma anche
della Prefettura di Udine. E se l'Arcivescovo si muove con
cautela prima di autorizzare gli esorcismi, il Prefetto invia
subito sul posto una missione medica, mettendo in moto quella
macchina della sorveglianza e della prevenzione che finirà
nell'impiego della forza militare.
"L'azione repressiva del governo - scrive l'autrice - si era
fondata sulla diagnosi e il parere espressi dai medici così
divenuti, in un certo senso, arbitri di quel diritto alla
libertà individuale che trovava il proprio limite nella
dichiarata necessità di tutelare gli interessi pubblici". Unica
manifestazione di aperto dissenso un'interrogazione in
Parlamento di un deputato della zona. "Io domando all'on.
Ministro - chiedeva Giacomo Orsetti al titolare dell'Interno -
quali siano i provvedimenti che egli ha preso, o quali
provvedimenti intenta di prendere per tutelare il diritto alla
libertà individuale". "Io veramente non potrei non fare, in una
parola - è la risposta del ministro -, quello che l'autorità
sanitaria ha creduto di suggerire, e che l'autorità di pubblica
sicurezza doveva necessariamente eseguire". Qualche anno dopo
Fernando Franzolini, il medico udinese che si occupò del caso
raccogliendo ampi consensi nella comunità scientifica, firmava
la sua relazione finale registrando un apparente ritorno del
paese alla normalità, e aggiungendo icasticamente: "Il bastone
della scienza ha percosso giusto e soggiogato il soggiogabile".
Il libro, che approfondisce anche il pensiero psichiatrico
ottocentesco sull'isteria e riconduce l'ampia pubblicistica di
Franzolini alla temperie culturale del suo tempo, propone anche
una post-fazione del docente di Teorie psicodinamiche Pietro
Barbetta - "Che fine ha fatto l'isteria?" - e un nuovo scritto,
che si riallaccia all'attuale pandemia, dello psicoterapeuta
Alberto Panza - già autore di un saggio a quattro mani con lo
scomparso psicanalista Salomon Resnik. La prefazione è del
docente di Storia della scienza Mario Galzigna, alla cui
memoria questa edizione è dedicata. Il libro sarà presentato in
un incontro dal titolo ''Le Indemoniate e "il bastone della
scienza"''. Lunedì 30 maggio ore 19
Centro Giovani I Municipio Zalib. Via della Penitenza 35 Roma
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