Un racconto del legame religioso e
rituale tra le donne vittime di schiavitù sessuale e gli
sfruttatori, che spesso ricorrono a sacerdoti di culti locali,
descritti generalmente come vudù, per creare e rafforzare il
vincolo di assoggettamento: "Oriri" è il titolo dell'opera
editoriale, contenente una narrazione fotografica di eventi e
luoghi socialmente permeati di complessità, del fotografo
Francesco Bellina, che dal 2015 ha percorso un viaggio che ha
interessato Benin, Niger, Nigeria, Ghana, Mar Mediterraneo e
Sicilia. Il libro sarà presentato domani, alle 18, nel Palazzo
Sant'Elia, a Palermo.
Oriri, che nella lingua Bini significa "spiriti, incubi", è un
viaggio a ritroso attraverso l'esperienza di migliaia di donne
obbligate a condurre una vita di sfruttamento, legate per sempre
ai loro sfruttatori attraverso il rito iniziatico e religioso,
elemento chiave di questo fenomeno. Il viaggio documentaristico
si sviluppa attraverso i Paesi dove si celebrano questi riti
iniziatici: dalla Repubblica del Benin, unico paese dove il vudù
è religione ufficiale e si reclama un ruolo positivo dei
rituali, al Ghana, tappa fondamentale per il traffico
internazionale di migranti, dove si incrociano i riti
tradizionali con le regole delle chiese pentecostali, passando
per la Nigeria, dove i legami delle attività criminali e del
traffico di esseri umani sono connessi alle tradizioni rituali e
religiose. Il Niger, e in particolare la città di Agadez, è
invece uno snodo fondamentale per il traffico di esseri umani,
che dalla regione del Tenerè attraversano il deserto verso la
Libia. Una storia dove le reti criminali si fondono ai culti
religiosi, per arrivare in Sicilia dove si trova terreno fertile
a causa della mafia locale. Il lavoro di Bellina intende altresì
valorizzare le pratiche di solidarietà diffusa, volte ad
arginare il fenomeno delle vittime di tratta, messe in atto da
tante suore e tanti preti che lavorano a stretto contatto con
queste realtà, fornendo aiuti concreti alle schiave sessuali.
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