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Arrestato rapper Niko, era irreperibile dopo la condanna

La polizia lo ha rintracciato nel quartiere di Quarto Oggiaro a Milano

Cantava "Maresciallo non ci prendi", Vincenzo 'Niko' Pandetta, rapper di 31 anni dall'immagine truce e nipote di un boss, arrestato oggi a Milano. E in effetti a catturarlo è stata una squadra della Polizia di Stato, che era sulle sue tracce. L'intervento si è reso necessario dopo che, dal 12 ottobre, il cantante neomelodico poi passato alla trap, vincitore di due dischi d'oro ma con precedenti per spaccio e più volte al centro di polemiche per i suoi testi legati alla sottocultura della criminalità organizzata, si era reso irreperibile dopo una sentenza definitiva a 4 anni e 5 mesi per spaccio ed evasione.

Niko, dopo aver pubblicizzato nei giorni scorsi sui social la notizia della sua condanna, si era sottratto al provvedimento ma è stato rintracciato, appunto, nella zona Nord di Milano e poi bloccato a un semaforo, nel quartiere di Quarto Oggiaro, dagli agenti della Squadra mobile. In tasca aveva 12mila euro, frutto, a suo dire, di un nuovo contratto discografico.

Pandetta, residente a Catania, alloggiava da alcuni giorni in un appartamento affittato in uno stabile di via Michetti. Il turbolento cantante, disco d'oro per il singolo 'Pistole nella Fendi' e per l'album 'Bella vita', è un abituale frequentatore del capoluogo lombardo, sia per le serate di movida nei locali sia per motivi di tifo calcistico. Sceso da casa intorno alle 8 in compagnia del suo manager, è stato lasciato salire sull'auto guidata da un amico dagli agenti appostati in zona e poi fermato a un semaforo rosso in via Lessona. Ai poliziotti è sembrato sorpreso, e avrebbe confermato di essere venuto a Milano "per firmare un contratto discografico" asserendo anche che poi "si sarebbe consegnato".

Secondo quanto si è appreso il trapper ha dormito in una stanza affittata per lui proprio dal suo manager, un uomo di 33 anni di origini albanesi. Con Pandetta c'era anche un amico, di 38 anni, con precedenti per falso, alla guida dell'auto sulla quale è stato poi bloccato. La posizione dei due è ora al vaglio dell'autorità giudiziaria: non si esclude che possa essere contestata a questi suoi collaboratori la 'procurata inosservanza di pena' essendo consapevole della sua latitanza, ormai nota anche pubblicamente. Il provvedimento di carcerazione è stato emesso dal Tribunale di Catania dopo che nei giorni scorsi la Cassazione ha respinto il ricorso dei legali del 31enne, rendendo definitiva la condanna.

Lo scorso settembre, sul suo profilo Instagram, si era fatto fotografare in divisa da carabiniere. "Maresciallo non ci prendi", il commento dell'artista, noto alle cronache anche per essere nipote del boss mafioso Salvatore Turi Cappello, in carcere dal 1993. "Sono abituato agli spazi stretti, alle case piccole, alle celle, alla scena italiana - aveva scritto sul suo profilo il cantante - Quando tornerò là mi porterò il vostro affetto. Da dentro vi darò nuova musica. Uscirò e mi vedrete più forte di prima". E in un altro suo post, queste parole: "Sono cambiato ma pagherò il mio passato finché ci sarà da pagarlo. Non fuggo più né dalla polizia né dalle mie responsabilità".

Invece è fuggito. Ora si trova nel carcere milanese di Opera.
    

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