Più che un regista sembra una rock
star intrattabile, o meglio un cantautore indie lontano dal
mondo degli umani, quasi una copia di Sid Vicious dei Sex
Pistols depresso e scocciato di dover rispondere a delle
domande.
Leos Carax è così e non si smentisce neppure oggi al Bif&st,
- pantaloni di velluto, spolverino non troppo nuovo e cappello
in testa - dove ha tenuto una sussurrata master class al Teatro
Petruzzelli di Bari, subito dopo la proiezione di ANNETTE con
Adam Driver e Marion Cotillard in sala con I Wonder Pictures.
Ma alla fine una zampata Carax la dà proprio quando parla di
distribuzione: "In alcuni Paesi i film vanno sempre più spesso
sulle piattaforme. E questo dipende anche da quanto sia costato
il film. Le piattaforme - aggiunge - sono un po' come il Covid,
vogliono che stiamo tutti quanti a casa. Il cinema segue
legittimamente l'opposta direzione, ma quella delle piattaforme
sembra essere la nuova strada da seguire".
E ancora Carax parla del suo singolare metodo di lavoro. "Io non
ho studiato per fare cinema e ho bisogno di caos più che di
precisione. Sono stato però fortunato a trovare persone che
affrontano il mio caos mettendo ordine".
Carax, pseudonimo di Alex Christophe Dupont - il nome d'arte è
l'anagramma di quello di battesimo (Alex) e della parola 'Oscar'
- classe 1960 e figlio di Joan Osserman-Dupont, critica
cinematografica americana e di Georges Dupont giornalista
franco-americano, parla poi di ANNETTE che a Cannes ha
conquistato il premio alla regia. Una vera e propria opera-rock
alla Pete Townshend in cui quasi ogni scena è piena di note e
canto con musica rock-pop che ti prende e sviluppo narrativo a
volte più attento a sorprendere che a raccontare.
"
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