"Gli elementi emersi dagli atti non
consentono di individuare una struttura organizzativa stabile,
sulla quale si siano innestate le attività delittuose dei
partecipi. Ad esempio non è emersa l'esistenza di una base
logistica" e "non è emersa in alcun modo l'utilizzazione di quel
luogo quale base logistica operativa, di cui i presunti
appartenenti si sono serviti per commettere i reati fine". Lo
scrive la gup di Milano Daniela Cardamone nelle motivazioni
della sentenza con cui, nel novembre scorso, ha prosciolto
"perché il fatto non sussiste", undici giovani writer imputati
per associazione per delinquere finalizzata ad una serie di
reati, tra cui danneggiamento e imbrattamento soprattutto di
treni della metropolitana milanese.
I giovani, difesi, tra gli altri, dagli avvocati Niccolò
Vecchioni e Cristiana Totis, erano accusati di fare parte della
'crew' Wca (ossia We can all), uno dei più noti gruppi
organizzati di "writing vandalico", le cosiddette "tag"
tracciate con bombolette spray. Nel gennaio 2020 il gip Guido
Salvini, respingendo la richiesta di archiviazione (accolta solo
per 5 posizioni) del pm Elio Ramondini, aveva ordinato
l'imputazione coatta per gli 11 giovani indagati anche sulla
base di un'informativa della Polizia locale contenente
fotografie e filmati delle azioni dei writers, che riprendevano
i blitz e si autodefinivano "fighetti, figli di papà".
Secondo la gup Cardamone, davanti alla quale si è celebrata
la udienza preliminare 'bis', invece non è emersa "la esistenza
di una contabilità interna, alla quale gli associati abbiano
eventualmente attinto per acquistare gli strumenti finalizzati
al compimento dei reati fine (quali, ad esempio, le bombolette
di vernice)".
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