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Kafka lasciò le Generali perché si lavorava troppo

Kafka lasciò le Generali perché si lavorava troppo

Non riusciva a scrivere. Oggi sono cento anni dalla morte

TRIESTE, 03 giugno 2024, 16:41

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

(di Francesco De Filippo) Resistette solo nove mesi, dal 2 ottobre 1907 al 14 luglio 1908: alle Assicurazioni Generali doveva lavorare a tempo pieno, 8/9 ore al giorno, troppo per lui che invece aveva bisogno di concentrazione per poi lasciarsi andare alla scrittura. Così si licenziò, adducendo problemi di salute. Oggi, in occasione dei cento anni dalla morte, avvenuta il 3 giugno 1924, Generali ricorda uno dei suoi impiegati più illustri, Franz Kafka.
    Eppure il futuro scrittore aveva anelato quell'impiego: com'era d'uso in quegli anni, aveva raccolto un bel po' di referenze internazionali per candidarsi all'ufficio di Praga del Gruppo dove lavoravano più di cento persone, prima fra tutte quella dello zio materno, Alfred Loewy, direttore delle ferrovie spagnole. Si sarebbe licenziato e sarebbe stato assunto in un'altra compagnia, forse con un ruolo diverso che l'impiegato ausiliario del ramo vita, e probabilmente guadagnava meno delle 80 korone mensili che gli versava Generali, ma lavorava anche un numero di ore inferiori. Peccato: quel Kafka, magro, laureato in Giurisprudenza, che parlava tedesco, "boemo", francese e inglese, alto 1,81 centimetri per 61 chilogrammi, così scrupoloso nelle relazioni ai superiori, avrebbe potuto diventare un buon manager.
    D'altronde la sua pulsione creativa, quella vorace necessità di scrivere, non si sarebbe condensata nella fama internazionale che si creerà intorno al suo nome: soltanto dopo la sua morte il nome di Kafka assurgerà progressivamente a quello di uno degli scrittori più importanti del Novecento. Il suo amico Max Brod, quasi esclusivo depositario delle principali opere del praghese, non ottemperò alle sua volontà e non distrusse le opere che aveva scritto come, appunto, gli era stato chiesto di fare una volta che Franz fosse morto. Minato dalla tubercolosi, Kafka sapeva di non avere davanti a se una lunga vita, morirà infatti a 41 anni. Dunque, postumi furono pubblicati Amerika (America), la metà dei racconti, i tre grandi romanzi Der Prozess (Il processo), Das Schloss (Il castello) e altri documenti.
    Allucinante e allucinato, Kafka è stato un autore che lucidamente, con inquietante realismo ha saputo raccontare esperienze, eventi assurdi, fatti inauditi. Una descrizione che è solo analisi dell'angoscia, della tragedia. È in questa dimensione che Kafka, a sua volta tragico, minuzioso e soprattutto solitario a dispetto delle numerose avvenuture sentimentali, si tormentò. La sua opera fu strettamente legata alla sua città, "città degli strambi e dei visionari", come ricorda Treccani.
   

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