Momenti di tensione nel pomeriggio a Trieste, quando un gruppo di manifestanti, che protestavano contro la chiusura dei consultori familiari, hanno provato a entrare nel palazzo del Consiglio regionale, dove era prevista la discussione di una mozione sul tema, poi invece rinviata a una prossima seduta.
Le porte dell'edificio sono state chiuse, con un monitoraggio da parte delle forze dell'ordine, mentre continuavano slogan, cori e discorsi al microfono, da parte del comitato che da circa un anno chiede di non interrompere l'attività di due dei quattro consultori di Trieste, di fatto già chiusi qualche giorno fa.
A causa della protesta la seduta del Consiglio regionale è stata sospesa per circa 15 minuti, per poi riprendere.
La votazione sulla mozione è però stata rinviata per il prolungarsi dell'attività dell'aula. La referente del comitato, Adriana Causi, ha espresso "profonda delusione e amarezza: ancora una volta si evita di affrontare il tema".
Nel tardo pomeriggio, mentre si chiudeva il presidio, il comitato ha diffuso una nota ribadendo che la "battaglia continuerà, perché la salute delle donne è trasversale e di interesse di tutte e tutti, a prescindere dagli schieramenti politici, e le istituzioni dovranno dare risposte per garantire i diritti. Non basta mettere le panchine rosse". Il comitato "lamenta inoltre che è stato impedito, a numerose cittadine e cittadini presenti al presidio, di assistere alla seduta del Consiglio nonostante ci fosse la quasi totalità dei posti disponibili per il pubblico".
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