Migliaia di agricoltori in piazza da
Nord a Sud dell'Italia contro l'invasione di 2,3 milioni di
cinghiali, "liberi di devastare i campi e minacciare la vita
degli automobilisti a causa dei ritardi nell'attuazione dei
piani regionali di contenimento". È quanto afferma la Coldiretti
in occasione del via alle mobilitazioni, partite oggi dalla
Lombardia e dalla Calabria e che in poche settimane toccheranno
tutte le regioni d'Italia. L'obiettivo è far applicare subito a
livello regionale le misure previste dal decreto
interministeriale varato lo scorso anno per l'adozione di un
Piano straordinario per la gestione e il contenimento della
fauna selvatica incontrollata. La mobilitazione si estenderà ora
alla Sardegna e all'Abruzzo per poi arrivare in Puglia, nelle
Marche e via via in tutte le altre regioni.
I cinghiali, secondo Coldiretti, causano ogni anno danni per
circa 200 milioni alle produzioni agricole ma rappresentano una
minaccia anche per la vita dei cittadini con un 2023 che ha
registrato 170 incidenti stradali con morti e feriti, secondo
l'analisi Coldiretti su dati Asaps, in aumento dell'8% rispetto
all'anno precedente. In Calabria si stimano almeno 300mila
cinghiali; in Lombardia circa 70mila; in Puglia 250mila, così
come nel Lazio; in Toscana 200mila capi; in Piemonte 110mila
come in Veneto, Basilicata e Sicilia; in Umbria 150mila capi; in
Abruzzo e Sardegna 100mila; in Liguria 55mila. E ancora nelle
Marche 40mila capi, come in Molise. Sono 60mila in Campania e
80mila in Emilia Romagna; 20mila in Friuli Venezia Giulia e
Trentino Alto Adige.
Numeri che in molte regioni sono superati ampiamente,
afferma la Coldiretti. Ai primi posti tra le coltivazioni
preferite e quindi più danneggiate c'è l'uva, poi i campi di
mais e cereali, il favino e le erbe mediche utilizzate per
l'allevamento del bestiame. Ma vanno pazzi anche per lenticchie
e legumi, farro ed orzo, castagne e ortaggi a pieno campo per
finire con le piante del bosco e le coltivazioni di girasole.
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