Proteggere le produzioni Made in
Italy e Made in Maremma rispetto alle massicce importazioni di
grano estero. A dirlo Cia Grosseto si unisce al monito lanciato
da Cia nazionale e chiede interventi urgenti mirati per
proteggere le produzioni maremmane.
L'Italia, ricorda una nota, importa una percentuale
significativa dei suoi cereali, con il 40% del fabbisogno di
grano duro, il 65% di tenero e il 55% di mais provenienti
dall'estero. Tuttavia, nonostante questa carenza di prodotto
nazionale e la forte richiesta di prodotti italiani da parte dei
consumatori, i prezzi dei cereali continuano a diminuire,
mettendo a dura prova gli agricoltori. Secondo la Cia
attualmente, le quotazioni del grano duro si aggirano intorno ai
34 euro al quintale, mentre le rese degli agricoltori sono di
circa 30 quintali ad ettaro, portando a una produzione lorda
vendibile di soli 1.100 euro ad ettaro. Questo, mentre i costi
di produzione superano i 1.400 euro ad ettaro, mettendo gli
agricoltori in una situazione di perdita economica
insostenibile. "Anche in Maremma - spiega il presidente di Cia
Grosseto Claudio Capecchi - come nel resto del Paese registriamo
un preoccupante calo delle superfici coltivate a grano duro, con
una prospettiva di raccolto tra i più bassi di sempre, e questo
anche a causa dei cambiamenti climatici. Inoltre non possiamo
non ricordare che in territori come la Maremma, con terre
pianeggianti e fertili, quindi più produttive, e aree collinari
a resa inferiore, la disparità nelle produzioni e nei costi per
produrre rappresenta un'altra seria minaccia per il settore
agricolo che rischia di subire gravi conseguenze se la politica
non adotterà interventi urgenti e mirati che dovranno essere
necessariamente in linea con le specificità e peculiarità dei
diversi contesti". Per Capecchi "è fondamentale che la politica
agisca con tempestività. Come Cia-Grosseto ribadiamo la nostra
disponibilità ad un confronto aperto e costruttivo per
affrontare le molteplici sfide del settore cerealicolo maremmano
e più in generale italiano, con la volontà di voler garantire un
futuro sostenibile agli agricoltori, al territorio e soddisfare
la crescente richiesta di sicurezza alimentare da parte dei
consumatori".
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