Prende forma la prima alleanza globale per la salvaguardia dei poli e dei ghiacciai del Pianeta, con una trentina di Paesi e organizzazioni internazionali pronti a moltiplicare gli sforzi per ridurre le emissioni e rafforzare la cooperazione nel campo della ricerca scientifica. Una task force che nasce a Parigi, otto anni dopo il celebre accordo sul clima della Cop 21, grazie al vertice One Planet-Polar Summit, che ha visto scienziati e decisori politici fianco a fianco per affrontare l'emergenza dei ghiacci. In prima fila c'è anche l'Italia che, come dichiarato dal ministro dell'Università e della Ricerca Anna Maria Bernini, è pronta a dare il proprio contributo attraverso collaborazioni scientifiche, investimenti in tecnologie e infrastrutture e un programma nazionale unificato di ricerca polare. " È attraverso il dialogo, la collaborazione e la condivisione dei dati che possiamo migliorare la nostra conoscenza dei Poli", ha detto il ministro. "Dobbiamo riconoscere che la diplomazia scientifica è una necessità pratica e una grande occasione in questo momento di profonde tensioni globali".
Anche il presidente francese Emmanuel Macron ha sottolineato come l'attenzione sulla questione climatica debba rimanere alta nonostante le guerre e le tensioni internazionali. A sottolineare l'urgenza della situazione sono i dati più recenti illustrati in questi giorni dagli scienziati. Il 2021 e il 2022 hanno fatto registrare una massiccia riduzione dei ghiacciai montani, con tassi di perdita di ghiaccio superiori in media del 20% rispetto all'ultimo decennio. Si prevede che almeno la metà di questi ghiacciai andrà perduta entro il 2100. "La Terra sta perdendo più di mille miliardi di tonnellate di ghiaccio all'anno, oltre 7.000 volte il consumo annuo di acqua dell'intera città di Parigi", ha affermato il direttore generale dell'Agenzia Spaziale Europea (Esa), Josef Aschbacher, ricordando come proprio dallo spazio e dai satelliti possa arrivare un aiuto decisivo contro il cambiamento climatico, che oggi rappresenta "la più grande sfida che l'umanità si trovi ad affrontare".
Gli appelli della comunità scientifica sono stati accolti nel documento finale, che ha indicato tre obiettivi principali: aumentare gli sforzi internazionali per ridurre le emissioni, rafforzare la cooperazione scientifica nelle regioni polari e sui ghiacciai, tenere in maggiore considerazione gli effetti dello scioglimento dei ghiacci nei processi decisionali in ambito economico. Nel documento si promette sostegno all'istituzione di un decennio delle Nazioni Unite dedicato alle scienze polari e glaciologiche che inizierà nel 2025, si dichiara supporto a iniziative come l'Ice Memory Project (che mira a raccogliere e preservare le carote di ghiaccio dei ghiacciai a rischio di scomparsa) e si auspica un allargamento del gruppo di alto livello 'Ambition on Melting Ice' che riunisce Paesi e organizzazioni a difesa dei ghiacciai di tutto il mondo. La dichiarazione lancia infine una grande coalizione di oltre 40 Paesi costieri o con ghiacciai di tutto il mondo con l'obiettivo di lavorare insieme per affrontare l'innalzamento dei mari.
Soddisfazione da parte dei rappresentanti della comunità scientifica, anche se non manca un po' di scetticismo. Quello compiuto al Polar Summit "è un piccolo passo significativo, però adesso servono azioni concrete", ha detto Carlo Brabante, direttore dell'Istituto scienze polari del Cnr e membro della delegazione dei ricercatori italiani. "Non vorremmo che questo entusiasmo si spegnesse così come è accaduto all'indomani della Cop 21 di Parigi del 2015".
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