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Tumore al seno, da nuove molecole cure a prova di resistenza

Tumore al seno, da nuove molecole cure a prova di resistenza

Colpiscono contemporaneamente due bersagli necessari al tumore

ROMA, 17 novembre 2021, 11:57

Redazione ANSA

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Una ricerca dell'Istituto officina dei materiali del Consiglio nazionale delle ricerche di Trieste (Cnr-Iom), in collaborazione con l'Istituto Nazionale dei Tumori di Milano e l'Università di Bologna, ha identificato un gruppo di molecole in grado di bloccare sia l'enzima aromatasi sia il recettore per gli estrogeni, due bersagli degli attuali trattamenti contro il tumore al seno. "Se da queste molecole si otterrà un farmaco, potrebbe essere possibile con un solo prodotto svolgere l'azione oggi indotta da due medicinali diversi, risolvendo allo stesso tempo i problemi posti dalla resistenza ed evitando alcuni effetti collaterali", dice la coordinatrice dello studio Alessandra Magistrato del Cnr-Iom.
    Lo studio, pubblicato sull'European Journal of Medicinal Chemistry e realizzato grazie al sostegno di Fondazione AIRC, ha combinato sistemi di simulazione al computer con sperimentazioni in colture cellulari: i primi hanno consentito di identificare la struttura delle molecole in grado di esercitare un'azione terapeutica, con le seconde se ne è verificata l'efficacia.
    Gli estrogeni sono ormoni sessuali femminili che contribuiscono alla crescita cellulare e sono sintetizzati grazie all'azione dell'enzima aromatasi. "Una volta prodotti, si legano al recettore estrogenico alfa (ERα), attivandolo e stimolando la proliferazione cellulare. Per questo, se prodotti in concentrazione troppo elevata, possono determinare una crescita cellulare anomala e indurre o peggiorare un tumore al seno", spiega Magistrato. I farmaci per il trattamento di alcune tipologie di tumore al seno vanno a interferire con questo meccanismi. Ma col passare del tempo il tumore sviluppa resistenza e le terapie perdono di efficacia.
    "Scopo del progetto di ricerca è stato dunque colpire l'enzima che catalizza la produzione degli estrogeni e allo stesso tempo bloccarne il recettore, al fine di contrastare le mutazioni", conclude Magistrato.
   

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