Che il mondo sia in ritardo sulle politiche per il clima, non è una gran scoperta. Lo dicono da anni tutti i centri di ricerca e tutte le agenzie internazionali. La novità è che ci sia almeno un settore (uno solo) in cui le politiche per il clima sono in linea con gli obiettivi. E questo settore è l'auto elettrica. A rivelarlo è il rapporto "State of Climate Action 2023", preparato dal progetto di ricerca internazionale Systems Change Lab e presentato in vista della Cop28 di Dubai, in programma dal 30 novembre al 12 dicembre. Al progetto partecipano 5 centri studi internazionali: Bezos Earth Fund, Climate Action Tracker, ClimateWorks Foundation, i Campioni del clima dell'Onu e il World Resources Institute. Il boom dell'auto elettrica è una magra consolazione: secondo il rapporto, gli altri 41 settori della transizione ecologica sono in ritardo e, se non accelerano, non raggiungeranno i loro target al 2030. Su 42 indicatori di settore, i progressi sono giudicati "molto insufficienti" per più di metà, e si ritiene che debbano almeno raddoppiare in questo decennio. Sei indicatori vanno totalmente nella direzione sbagliata: fra questi, l'eliminazione dei sussidi pubblici ai combustibili fossili, la riduzione dell'uso dell'auto privata e lo spreco alimentare. I peggiori rallentamenti degli sforzi per il clima si sono avuti proprio nell'eliminazione dei finanziamenti pubblici ai combustibili fossili, nella riduzione della deforestazione e nell'ampliamento della tassazione delle emissioni. Nel 2021 i finanziamenti degli stati alle fossili sono quasi raddoppiati rispetto al 2020 e hanno raggiunto i livelli più alti da un decennio. Nel 2022 la deforestazione è aumentata di 5,8 milioni di ettari, un'area grande quanto la Croazia. Unico elemento positivo, negli ultimi 5 anni la quota di veicoli elettrici nella vendita di auto è cresciuta esponenzialmente, a un tasso medio annuale del 65%: dall'1,6% delle vendite nel 2018 al 10% nel 2022. Questi progressi mettono l'indicatore sul percorso per raggiungere i suoi obiettivi al 2030. Il rapporto rileva una forte crescita di eolico e solare, del 14% all'anno negli ultimi anni. Ma dovrebbero arrivare al 24% per conseguire gli obiettivi di decarbonizzazione al 2030 dell'Accordo di Parigi. L'eliminazione del carbone dalla produzione elettrica dovrebbe avanzare a una velocità 7 volte superiore. Le infrastrutture di trasporto pubblico dovrebbero espandersi 6 volte più velocemente, il tasso annuale di deforestazione dovrebbe essere ridotto 4 volte più rapidamente. Sarebbe necessario accelerare di 8 volte il passaggio a una dieta povera di carne (non più di 2 porzioni a settimana) nei paesi più ricchi. E anche per l'auto elettrica non mancano i problemi. Secondo il Report Mobility Consumer Index del 2023, il 70% degli italiani si dichiara intenzionato a comprare un veicolo elettrico, ma solo il 3,9% delle immatricolazioni è elettrica. Per Lorenzo Dornetti, direttore di Neurovendita lab, al momento di comprare la macchina gli italiani cambiano idea per il prezzo più elevato dell'e-auto e per la paura di non trovare le colonnine. Ma sono percezioni sbagliate: "Se si considerano tutti i costi connessi al possesso di un veicolo (bollo, assicurazioni, manutenzioni) - spiega Dornetti -, il costo dell'auto elettrica è sovrapponibile o minore rispetto a quello di un auto termica, considerando un periodo di 5 anni". Inoltre "analizzare le principali trasferte del cliente e visualizzare una mappa delle stazioni di ricarica presenti aiuta visivamente a comprendere se il timore legato alle infrastrutture è fondato". Ma c'è anche chi la pensa diversamente. Per Mattia Adani, presidente degli industriali europei dei lubrificanti, "molti cittadini europei potrebbero non potersi permettere il costo di una auto elettrica". Quindi, occorre "aprire la possibilità anche ad una mobilità basata su biocombustibili".
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