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La solitudine delle feste di Natale, uomini e giovani i più sofferenti

La solitudine delle feste di Natale, uomini e giovani i più sofferenti

Petra (Telefono amico) , non più solo assenza di parenti ma isolamento e emarginazione

26 dicembre 2022, 21:44

di Alessandra Magliaro

ANSACheck

Un giovane teenager guarda la finestra in solitudine a Natale, foto iStock. - RIPRODUZIONE RISERVATA

Un giovane teenager guarda la finestra in solitudine a Natale, foto iStock. - RIPRODUZIONE RISERVATA
Un giovane teenager guarda la finestra in solitudine a Natale, foto iStock. - RIPRODUZIONE RISERVATA

Il Natale può essere, specie per i bambini il periodo più bello dell’anno, l'occasione per vedere riunita la famiglia e frequentare anche amici e parenti ma per chi è solo o sta attraversando un momento di disagio sono i giorni più difficili. Ansa Lifestyle ha chiesto a Monica Petra, presidente di Telefono Amico Italia che per il nono anno consecutivo tiene attivi i propri servizi di ascolto e sostegno per tutta la notte di Natale e di Santo Stefano, una sorta di maratona di ascolto che impegna quasi 300 volontari a supporto emotivo di chi chiama, e sono centinaia (nel 2021 il 26% in più rispetto al Natale precedente, il 2020, e ben il 78% in più rispetto al Natale 2019, l’ultimo prima della pandemia). "Chiunque si senta solo o in difficoltà durante le feste può chiamarci o scriverci: troverà la voce amica dei nostri volontari, tanto ascolto e la possibilità di esprimere la propria sofferenza senza essere giudicato», ha detto.
Ecco domande e risposte a sulla solitudine delle feste
1. Si riscontra durante la non stop e in generale nel periodo delle feste un aumento delle richieste d’aiuto?
Negli ultimi anni abbiamo registrato un costante aumento delle richieste d’aiuto ai nostri servizi, anche durante il periodo delle festività quando le persone che vivono una situazione di sofferenza avvertono con particolare intensità uno scollamento tra il clima gioioso che propone il mondo esterno e le emozioni che invece stanno vivendo. Questa differenza può trasformarsi nella percezione di una distanza e favorire sentimenti di isolamento e emarginazione che fanno sentire particolarmente soli, tristi, che richiedono di essere ascoltati e accolti per potersi trasformare in consapevolezza e conoscenza di sé.
2. Chi chiama? Quali problemi spingono a cercarvi?
La maggioranza di coloro che ci hanno chiamato lo scorso anno erano uomini, quasi il 60%, di età superiore ai 40 anni. Oltre un terzo dei contatti che abbiamo ricevuto, complessivamente il 37%, riguardavano problematiche legate alla solitudine e al bisogno di compagnia ma sono alti anche i numeri relativi a richieste originate da problemi relazionali o esistenziali, intesi come interrogativi rispetto al significato e al senso della propria vita.
3. Telefono Amico Italia può essere considerato un osservatorio storico del fenomeno della solitudine. Possiamo provare a fare un excursus storico di come sia cambiata nel tempo la solitudine, in particolare quella associata al periodo delle feste? C’è stato un aumento negli ultimi anni delle chiamate in questo periodo? È cambiato e come il profilo di chi chiama?
Il problema del sentirsi soli è un tema permanente e ricorrente. Il 2022 si sta rivelando un anno molto difficile dal punto di vista emotivo sono, infatti, già più di 90.000 le richieste d’aiuto che abbiamo ricevuto dall’inizio dell’anno. Nel corso dell’ultimo decennio, la solitudine che ci viene raccontata e che rappresenta circa un terzo dei contatti che riceviamo, soprattutto al telefono, ha assunto via via connotati sempre meno legati alla presenza/assenza fisica di persone e sempre più spesso connessa alla difficoltà di trovare interlocutori. Negli ultimi due anni, durante i lockdown ma anche più in generale a causa della contrazione delle relazioni sociali conseguenti alla pandemia, questa caratteristica specifica sembra essere emersa in maniera chiara in tutte le fasce d’età: molto spesso, il sentimento di solitudine nasce dal non riuscire a ricevere ascolto e attenzione, dal non sentirsi compresi e accolti, dal non vivere relazioni significative. Durante le feste, così come in estate o a Pasqua, nei periodo in cui il dall’esterno sembra esserci una richiesta particolare di allegria, l’assenza di questi contatti, la mancanza di rapporti nei quali sentiamo di poterci esprimere ed essere autenticamente noi stessi pesa maggiormente, e il sentimento di “essere soli” diventa ingombrante e richiede uno spazio dove poter essere espresso.
4. Natale è tradizionalmente il momento riservato alla famiglia, che mette in crisi chi si sente più solo. Ma anche il Capodanno, occasione di feste e cenoni, può mettere in crisi molte persone. Riscontrate differenze nelle chiamate che arrivano nei giorni di Natale e di Capodanno? Nell’età di chi chiama? Nelle tipologie di segnalazioni?
L’intero periodo delle feste è un periodo di attenzione alle relazioni, alla loro assenza o alle loro insufficienze. Nei servizi scritti, soprattutto i più giovani propongono inoltre con maggiore frequenza problemi di relazione, sia familiari che amicali o sentimentali. Riceviamo in questo periodo anche molte chiamate legate anche al tema della prospettiva esistenziale: oltre una chiamata su 10 proviene da una persona che si interroga sul percorso di vita che sta seguendo, sulle alternative e sul significato della propria esistenza.
5. In questo momento storico si parla molto di crisi giovanile, di salute mentale che va in frantumi. Dal vostro punto di vista, riscontrate un effettivo aumento delle problematiche emotive e psicologiche nei più giovani?
Negli ultimi due anni le richieste ricevute da parte dei più giovani sono cresciute costantemente, soprattutto attraverso la chat e la mail che sono i servizi scelti con maggiore frequenza dalle persone under 30. I nostri dati confermano quanto rilevato anche dall’Istat, secondo la quale nel 2021 in Italia sono 220mila i ragazzi tra i 14 e i 19 anni insoddisfatti della propria vita e, allo stesso tempo, in una condizione di scarso benessere psicologico. Questi dati contengono però anche un segnale positivo: se da una parte, infatti, l’aumentato numero di richieste di aiuto è indice del disagio vissuto dalle generazioni più giovani in questi ultimi anni, dall’altro, la loro capacità di chiedere aiuto e di attivare le risorse a disposizione nel momento del bisogno testimoniano dell’acquisita competenza di prendersi cura di sé, di ascoltarsi. Sembra che le generazioni più giovani abbiano una maggiore consapevolezza dei propri bisogni e sappiano cercare supporto per affrontare i momenti di vulnerabilità e fragilità.

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