Paolo Petroni
RICK BASS, ''CANE DA PETROLIO''
(MATTIOLI 1885, PP. 318 - 16,00 EURO - TRADUZIONE DI SILVIA
LUMACA) - Rick bass è un geologo petrolifero texano, ma vissuto
per oltre trenta anni nel Montana, nella Yaak Valley, luogo
freddo di fiumi, monti e boschi molto diverso dalla sua
meridionale terra originaria.
Lo ricordiamo perché questa deve essere stata per lui, oltre che
una necessità di lavoro, una scelta di vita in un mondo che lo
ha sedotto e conquistato e di cui si avverte tutta la forza in
questi suoi racconti, che la natura, di qualsiasi latitudine
sia, è realtà centrale, di una forza quasi mitica. E di
conseguenza sono anche molti gli animali nei racconti di questo
suo mondo. Ha sempre spiegato, del resto, come da ricercatore di
gas e altre fonti energetiche, sia diventato un attivo
ambientalista che, con le sue conoscenze scientifiche, ha
denunciato i pericoli di quelle estrazioni di gas naturali,
mentre abbiamo il surriscaldamento globale e il buco dell'ozono
che sia allarga.
Erede della grande tradizione delle short stories che vanno da
Stephen King a Anne Proulx racconta con tocco poetico i
sentimenti in un mondo rude, per la presenza della natura e per
quegli aspetti aspri della profonda provincia americana. Sono
storie di desideri, di sentimenti, di sogni che si scontrano
appunto con la realtà, con cui si è sempre in lotta e che ci si
racconta in altro modo per trovare la forza di andare sempre
avanti. Ecco allora che si va da ''Nel paese di Ruth'', dove una
giovane mormone si innamora di un ragazzo che non appartiene
alla sua fede e comunità e finirà vinta, costretta a sposarsi
invece un allevatore poligamo come gli permette la sua
religione, sino a ''La storia dell'eremita'', altro incontro tra
due persone diversissime, un'addestratrice di cani e un
pellerossa in un mondo fatto di ghiaccio e acqua, ma dai toni
quasi fiabeschi per una vicenda molto curiosa e particolare.
Così vira invece al gotico il racconto che dà il titolo alla
raccolta, l'unico legato al passato dell'autore, mettendo in
scena un geologo che deve far trivellare vicino a una casa dove
vive un'anziana donna relegata su un letto.
Le sue sono storie di solitudini e di persone che hanno tutti
difetti e i pregi di ogni essere umano, con i propri sensi
naturali e niente o quasi della civiltà tecnica dei nostri
giorni. Tutto raccontato con una delicatezza e intensità
coinvolgenti, grazie a una eccezionale leggerezza di linguaggio,
capace di momenti di poesia, e basti ricordare ''Cigni'', la
storia di Amy, che aveva fatto la fornaia a Chicago e il profumo
di tutto quel che continua infornare pervade queste pagine, e
Billy, che aveva fatto il boscaiolo tutta la vita, in quei
luoghi dove ''molte donne anziane nuotano nel fiume tutto
l'anno, anche per tutto l'inverno. E i cani vivono sino a
venti, venticinque anni''. E il freddo intenso, con notti in cui
i cigni cercano di impedire il lago geli nuotando vorticosamente
in tondo, è annullato dal calore dei sentimenti dei due, dal
rapporto con gli alberi e la natura di Billy, dalla sua malattia
e lento deperire sino a essere ritrovato, come dormisse,
adagiato sulla neve. E c'è anche l'empatia del testimone io
narrante, che riaccompagnando a casa Amy, abbassa il finestrino
''pensando che forse alcuni dei cigni avrebbero cantato per la
scomparsa di Billy. ma poi mi ero ricordato che cantavano solo
per la loro morte e in nessun altro caso''.
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