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Walter Hill, il mio western al femminile

Walter Hill, il mio western al femminile

Al Lido Dead for a Dollar con Dafoe e Waltz. "Leone inimitabile"

VENEZIA, 06 settembre 2022, 17:49

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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"I film di Sergio Leone come le musiche di Ennio Morricone sono un bene mondiale, fondamentali per la storia del western, ma anche per il cinema in generale. I film di Leone comunque non possono essere mai copiati come è per quelli di Bunūel. Si possono invece copiare Kurosawa e John Ford, ma non lui". A parlare così al Lido è una leggenda del cinema come Walter Hill che ha diretto film cult come I guerrieri della notte, 48 ore, Johnny il bello, Strade di fuoco e I guerrieri della palude silenziosa, un regista che a ottant'anni porta fuori concorso alla Mostra di Venezia un western, dentro e fuori la tradizione e anche con una chiara anima al femminile, come DEAD FOR A DOLLAR con nel cast Willem Dafoe e Christoph Waltz. Siamo nel 1897 e il freddo cacciatore di taglie Max Borlund (Christoph Waltz) è al lavoro a Chihuahua in Messico. E' stato infatti ingaggiato da un ricco uomo d'affari di Santa Fe. La sua mission è trovare Rachel Price (Rachel Brosnahan), moglie presa in ostaggio e rapita da Elijah Jones (Brandon Scott), disertore afroamericano in fuga dall'esercito. Nel frattempo c'è l'incontro tra Borlund e Joe Cribbens (Willem Dafoe), giocatore professionista, fuorilegge e nemico giurato di Max che, anni prima, aveva mandato in prigione. Max scoprirà solo dopo che la donna è in realtà andata via spontaneamente con Elijah, fuggendo dal marito violento.
    "Dead For A Dollar - spiega Hill - ha molti elementi del western tradizionale: la nobiltà primitiva, i combattimenti come prove d'onore, la nostalgia del passato e l'antica, dura legge del coraggio. Allo stesso tempo, è un tentativo di parlare di razzismo e di questioni di genere, problemi contro cui lottiamo oggi. Certo è un film che tiene conto della nuova posizione della donna nella società". "Non ho mai promosso la violenza delle armi nei miei film - conclude -, uso le armi per raccontare una storia, quelle stesse armi che hanno fatto sì che gli schiavi siano stati liberati come i campi di concentramento nazisti".
   

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