/ricerca/ansait/search.shtml?tag=
Mostra meno

Se hai scelto di non accettare i cookie di profilazione e tracciamento, puoi aderire all’abbonamento "Consentless" a un costo molto accessibile, oppure scegliere un altro abbonamento per accedere ad ANSA.it.

Ti invitiamo a leggere le Condizioni Generali di Servizio, la Cookie Policy e l'Informativa Privacy.

Puoi leggere tutti i titoli di ANSA.it
e 10 contenuti ogni 30 giorni
a €16,99/anno

  • Servizio equivalente a quello accessibile prestando il consenso ai cookie di profilazione pubblicitaria e tracciamento
  • Durata annuale (senza rinnovo automatico)
  • Un pop-up ti avvertirà che hai raggiunto i contenuti consentiti in 30 giorni (potrai continuare a vedere tutti i titoli del sito, ma per aprire altri contenuti dovrai attendere il successivo periodo di 30 giorni)
  • Pubblicità presente ma non profilata o gestibile mediante il pannello delle preferenze
  • Iscrizione alle Newsletter tematiche curate dalle redazioni ANSA.


Per accedere senza limiti a tutti i contenuti di ANSA.it

Scegli il piano di abbonamento più adatto alle tue esigenze.

Gelsomina Verde, 'dopo 20 anni manca ancora lo status di vittima innocente'

Gelsomina Verde, 'dopo 20 anni manca ancora lo status di vittima innocente'

Fratello, madre e avvocati, 'da 6 mesi questione al vaglio della Corte Costituzionale'

NAPOLI, 22 maggio 2024, 16:55

Redazione ANSA

ANSACheck

- RIPRODUZIONE RISERVATA

"A distanza di quasi venti anni dalla sua morte, Gelsomina Verde sta ancora aspettando che le venga riconosciuto lo status di vittima innocente della camorra, e lei è stata uccisa per essersi rifiutata di collaborare con la criminalità organizzata". Sono più arrabbiati che addolorati Anna Lucarelli e Francesco Verde, madre e il fratello di Gelsomina Verde, presenti oggi in tribunale a Napoli insieme con il loro avvocato, Liana Nesta, per il processo che vede sul banco degli imputati le due persone che, secondo la DDA di Napoli, prelevarono la ragazza prima che venisse brutalmente assassinata nell'ambito della prima faida di Scampia.
    Il mancato riconoscimento dello status di vittima innocente della camorra, attualmente al vaglio della Corte Costituzionale, è legato a una lontana parentela: Michele Verde, padre di Gelsomina, ha un cugino che è stato indagato - mai condannato e neppure arrestato - in quanto ritenuto all'epoca legato al clan dei Casalesi.
    La vicenda è stata sollevata dagli avvocati della famiglia Verde durante il processo di appello sulla morte della giovane e i giudici hanno ritenuto legittima la questione di costituzionalità. La questione, oggetto delle attenzioni anche di altri legali, per altre tristi vicende simili a quella di Gelsomina, è da sei mesi al vaglio della Consulta.
    La volontà di tenersi assolutamente lontani dalle logiche criminali è stata dimostrata anche da tentativo, vano, del defunto Cosimo Di Lauro, all'epoca reggente del clan, di versare alla famiglia Verde 300mila euro che, come spiegò lo stesso il figlio del capoclan "Ciruzzo o' milionario", non erano soldi "sporchi" ma frutto del risarcimento riconosciuto alla famiglia per la morte del fratello Domenico in un incidente. 

   La DDA di Napoli, dal 2012, ha in più occasioni rilevato l'assenza di ostacoli al riconoscimento dello status di vittima innocente della criminalità organizzata.

   Il processo iniziato oggi, dinnanzi al gup di Napoli Valentina Giovaniello, a causa di un difetto di notifica, è stato rinviato al prossimo 6 giugno. La famiglia Verde, con il fratello Francesco, sua madre Anna e l'avvocato Nesta, erano presenti in aula. In videoconferenza c'erano, invece, i due imputati: si tratta di Luigi De Lucia e Pasquale Rinaldi, alias "o Vichingo", arrestati dalla Polizia di Stato il 27 luglio del 2023 al termine di indagini coordinate dai pm Maurizio De Marco e Stefania Di Dona.

   Secondo la ricostruzione degli inquirenti, Gelsomina Verde venne prelavata e portata nel luogo dove poi venne assassinata da almeno tre persone: una si sedette sul lato passeggero dell'auto della vittima e le altre due - gli attuali imputati, in possesso dell'arma usata per il delitto - la seguirono a bordo di un'altra, fino al luogo dove venne assassinata a colpi di pistola da Ugo De Lucia.

   Il gruppo criminale dei Di Lauro riteneva che Gelsomina sapesse dove si stava nascondendo Gennaro Notturno, detto "o' sarracino" che lei conosceva in quanto frequentatrice, per motivi di lavoro, di quella famiglia. La ragazza, invece, non era a conoscenza di questa informazione, negò ma non fu creduta. Non potevano lasciarla andare e a questo punto decisero di ucciderla. Poco dopo si accorsero però di avere commesso un errore e diedero fuoco all'auto della vittima con all'interno il suo cadavere.

   Le indagini che hanno consentito l'individuazione di altri due componenti del commando che uccise Gelsomina sono scaturite dalle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia Pietro Esposito, Gennaro Puzella, Rosario Guarino, Carlo Capasso e Salvatore Tamburrino, l'ex vivandiere di Marco Di Lauro, che ne ha consentito la cattura dopo circa 14 anni di latitanza.
   

Riproduzione riservata © Copyright ANSA

Da non perdere

Condividi

O utilizza