"L'idea del price cap non si è ancora
affermata. Manca ancora una proposta concreta e il consenso tra
i paesi europei. Non tutti sono convinti che l'Europa abbia la
capacità negoziale per imporre un cap. Rimangono forti punti di
domanda sulla fattibilità tecnica, le implicazioni legali e la
possibilità che il cap riduca l'offerta con ulteriore effetto
sui prezzi". Lo scrive in una nota Matteo Leonardi, Direttore
esecutivo politiche domestiche del think tank Ecco, a commento
delle conclusioni del G7 in Germania.
Secondo Ecco, il G7 manda segnali confusi sull'energia. Un
passo positivo è la conferma della piena decarbonizzazione del
settore elettrico entro il 2035 e l'impegno per un settore
stradale altamente decarbonizzato entro il 2030. Rilanciata
anche l'accelerazione sull'uscita dal carbone, nonostante si sia
ancora rinunciato al 2030 per il Giappone e gli Stati Uniti
(l'Italia prevede già di uscire al 2025).
Ma secondo il think tank, è sui nuovi investimenti nel gas
che si rischia di compromettere l'obiettivo climatico di 1,5
gradi. Per Luca Bergamaschi, Direttore esecutivo politiche
internazionali di Ecco, "sulla carta è mantenuta l'integrità
dell'impegno della COP26 di porre fine al sostegno ai
combustibili fossili internazionali entro la fine del 2022, con
limitate eccezioni. Ma la prova definitiva sta nelle scelte di
investimento reali che i Paesi del G7 faranno nelle prossime
settimane e mesi. La natura temporanea e le condizioni
climatiche legate ai nuovi progetti di gas, insieme alla
concorrenza delle alternative pulite, significano che sarà
difficile mobilitare investimenti per nuovo gas. A meno che non
vengano sovvenzionati artificialmente". Ma questo "aggraverebbe
solo la crisi climatica e sprecherebbe preziose risorse
pubbliche per le alternative già disponibili".
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