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Moti aquilani: Biondi, sisma 2009 chiuse stagione divisioni

Moti aquilani

Moti aquilani: Biondi, sisma 2009 chiuse stagione divisioni

Sindaco, intero Abruzzo si strinse a noi, no ritorno al passato

PESCARA, 26 febbraio 2021, 12:47

Redazione ANSA

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"Il sisma del 6 aprile 2009 ha segnato lo spartiacque nei confronti di un antagonismo di maniera tra la montagna e la costa, che per mesi e anche anni è diventata la terra di approdo degli aquilani dispersi dal terremoto. I cittadini del nostro mare hanno condiviso l'angoscia, la paura, lo smarrimento, la nostalgia degli aquilani. Hanno operato con la compassione che si ha per i fratelli in difficoltà, hanno imparato a leggere i nostri sguardi che non sapevano più guardare, a curare silenziosamente le ferite della nostra anima". Lo dice Pierluigi Biondi, sindaco dell'Aquila, nel ricordare la rivolta aquilana che scoppiò all'improvviso la notte del 26 febbraio 1971, esattamente 50 anni fa, per le vicende statutarie del capoluogo di Regione, con assalto a sedi partito e case dei politici.
    Ma Biondi però è anche consapevole che "a livello istituzionale, la contrapposizione iniziò nel 1948, quando l'Ufficio legale del Ministero degli Interni, ebbe l'incarico di predisporre la bozza preliminare del disegno di legge per la definizione dei capoluoghi di regione in vista della riforma regionalista.
    Bozza, dalla quale scomparve l'indicazione dell'Aquila, presumibilmente per le pressioni dei giovani politici pescaresi.
    Fu quello l'inizio dell'annosa polemica che portò l'allora deputato aquilano Vincenzo Rivera a parlare di battaglia tra montagna e mare", e anche se non si può dimenticare che "La storia dell'Abruzzo è caratterizzata da controversie e tensioni, siamo nel terzo millennio, e sarebbe fine a se stesso disquisire sui torti e le ragioni".
    Voltare pagina, chiede il sindaco, ma "le cronache hanno spesso raccontato di un Abruzzo in guerra: per le università, per le autostrade, per il capoluogo. Di un Abruzzo del localismo contro l'unità della regione. Eppure, oggi, con lo sguardo della storia, possiamo raccontare che L'Aquila ha ottenuto la sua università e centri di studio e di ricerca scientifici di livello internazionale. Che il prestigioso ateneo D'Annunzio conta ben 13 dipartimenti e 2 scuole di specializzazione. Che Teramo è un polo giuridico universitario di riferimento e che conta una Facoltà di veterinaria tra le più attrezzate e all'avanguardia del Paese. Inoltre, L'Aquila è capoluogo di regione con un compromesso sugli assessorati e alcuni uffici situati a Pescara e la trama autostradale tocca ormai tutti i principali centri urbani. E, poi, il policentrismo urbano, costituito dalla città lineare della costa e dalla città diffusa dei parchi, ha portato ad uno sviluppo articolato. È questo l'Abruzzo che amiamo, e che possiamo riassumere così: arrivando in cima al Corno Grande si può ammirare la magnificenza della nostra terra. Lassù, nelle giornate limpide, si gode della bellezza della costa teramana e pescarese, perché la natura del nostro Abruzzo è unica".
    C'è un sentimento che spesso riaffiora nella pubblica opinione aquilana, a torto o a ragione, che è quello di chiedersi se L'Aquila città si sente rappresentata dalla Regione, di quale peso politico ritiene di avere: "Parlare oggi di "peso" dell'Aquila è un ritorno al secolo scorso - chiarisce Biondi - L'Abruzzo può continuare a crescere se resta unito, se i municipalismi attraverso le rispettive identità storiche, culturali e economiche continueranno, con sempre maggiore consapevolezza, a dare forza e contenuto alla regione, disegnandone lo sviluppo possibile".
   

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