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Violentò figlia minore, reato prescritto

Violentò figlia minore, reato prescritto

Vicenda risale al 1995, vittima aveva 8 anni

VENEZIA, 21 ottobre 2017, 16:59

Redazione ANSA

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La Corte d'Appello di Venezia non ha confermato una sentenza di condanna a 10 anni di reclusione pronunciata in primo grado dal Tribunale di Treviso a carico di un uomo accusato di aver ripetutamente abusato della figlia minorenne dal 1995 al 1998, a causa dell'intervento di una sentenza a sezioni unite della Corte di Cassazione - la 28.953 dello scorso giugno, innescata da un caso registrato nel napoletano - che ha accorciato i tempi della prescrizione. Ne dà notizia il Corriere del Veneto riportando la cronaca di fatti avvenuti nel trevigiano circa 20 anni fa, quando la vittima delgi abusi aveva 8 anni.

L'imputato, accusato delle violenze dalla stessa figlia, una volta diventata maggiorenne, si sarebbe reso responsabile di aver abusato sessualmente di lei e di averla anche "ceduta" ad altri conoscenti per almeno un triennio. L'uomo era stato condannato dai giudici di Treviso ma, quattro mesi prima della conferma della condanna attesa nel processo d'appello, il 9 giugno scorso, un pronunciamento della Cassazione, ancora una volta su un caso di violenza sessuale su minorenni avvenuto in provincia di Napoli, aveva annullato l'effetto di allungamento del termine della prescrizione previsto in caso di "aggravanti ad effetto speciale" normalmente collegate a reati di violenza sessuale su minori di 14 anni.

La magistratura lagunare, che aveva fissato l'appello soltanto in questi ultimi giorni di ottobre, non ha potuto fare altro che dichiarare l'imputato non più punibile per effetto della prescrizione: e ciò nonostante sulle responsabilitaà dell'uomo, che non ha mancato di presenziare in aula certo dell'epilogo a lui favorevole, non ci siano dubbi. La Corte d'appello di Venezia, infatti, applicando l'articolo 588 del codice di procedura penale, ha riconosciuto a suo carico le statuizioni civili, ossia il diritto alla parte civile ad ottenere un equo risarcimento (che ovviamente non avrebbe potuto aver luogo in caso di innocenza dell'imputato), confermando alla vittima, assistita dall'avvocato trevigiano Aloma Piazza, una provvisionale di 100 mila euro che è già stata riscossa.
   

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