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Biennale: 120 artisti per Viva Arte Viva

Biennale: 120 artisti per Viva Arte Viva

Percorso espositivo a Venezia curato da Christine Macel

VENEZIA, 07 febbraio 2017, 12:17

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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(di Roberto Nardi) Viva Arte Viva recita il titolo della 57. Esposizione d'arte della Biennale di Venezia, a firma Christine Macel. E' un inno all'incontro, al saper "vedere oltre" ai richiami dell'individualismo e dell'indifferenza, al libero dialogo tra artisti e tra questi e il pubblico, anche attraverso momenti conviviali, come un pranzo con il progetto "Tavola Aperta".

Macel ha messo un sigillo, attraverso una mostra che chiamerà in causa le opere di 120 artisti (103 i "new entry" tra nomi nuovi e riscoperte), da 51 Paesi, tra i quali cinque italiani (Salvatore Arancio, Michele Ciaccofera, Giorgio Griffa, Riccardo Guarnieri e Maria Lai), a quella che vuole essere l'esaltazione della passione per l'arte e per gli artisti che andrà in scena, preceduta da tre giorni di vernice, dal 13 maggio al 26 novembre, tra i Giardini e l'Arsenale.

"L'arte di oggi - dice la curatrice francese -, di fronte ai conflitti e ai sussulti del mondo, testimonia la parte più preziosa dell'umanità, in un momento in cui l'umanesimo è messo in pericolo. Essa è il luogo per eccellenza della riflessione, dell'espressione individuale e della libertà, così come degli interrogativi fondamentali". E' qui che l'arte diviene "l'ultimo baluardo" e rappresenta un'alternativa "all'individualismo e all'indifferenza".

In un mondo dai contorni incerti, per Macel, "gli artisti meglio degli altri intuiscono la direzione" ed è tempo quindi che il loro agire, i loro pensieri, le loro scelte, il loro modo di operare, diventino una sorta di patrimonio per un confronto con il pubblico, con chi fruisce l'opera d'arte in quel momento di nascita - come ricorda il presidente Paolo Baratta - che è una Biennale, prima che lo stesso lavoro dell'artista prenda altre strade: la galleria, il museo, i collezionisti, "lo scambio con denaro o il tavolo anatomico dei critici".

La curatrice ha così ideato, tra il Padiglione Centrale ai Giardini (2) e l'Arsenale (7), nove trans-padiglioni o "famiglie di artisti" o "episodi" che propongono "un racconto, spesso discorsivo e talvolta paradossale, con delle deviazioni che riflettono la complessità del mondo, la molteplicità delle posizioni e la varietà delle pratiche". "Perché questa Biennale - spiega Baratta - è proprio dedicata a celebrare, e quasi a rendere grazie, all'esistenza stessa dell'arte e degli artisti, che ci offrono con i loro mondi una dilatazione della nostra prospettiva e dello spazio della nostra esistenza". E' una mostra - chiosa il presidente della Biennale - "ispirata all'umanesimo, dice Christine Macel"; ma non è un umanesimo che celebra l'uomo capace di dominare il mondo, ma quello che, con l'arte, fa in modo "di non essere dominato dalle forze che governano quanto accade nel mondo, forze che se lasciate sole possono grandemente condizionare in senso riduttivo la dimensione umana". Insomma, "è un umanesimo - dice Baratta - nel quale l'atto artistico è a un tempo atto di resistenza, di liberazione e di generosità".

A dare forza a questo sentire, a questo "pluralismo di voci" - dove la dimensione 'politica' giocoforza irrompe con le parole forti del tema mostra-metodo Biennale, dialogo e incontro - le 85 partecipazioni nazionali, le performance e i diversi progetti paralleli. Tra tutti, quelli con la Fenice con un progetto di Philippe Parreno per l'opera "Cefalo e Procri" di Ernest Krenek, con il Victoria and Albert Museum o la presentazione sul sito della Biennale dei video inviati dagli stessi artisti che illustrano il loro lavoro in vista dell'appuntamento del 13 maggio. Il padiglione Italia, promosso dal Mibact e curato da Cecilia Alemani, presenterà i lavori di Giorgio Andreotta Calò, Roberto Cuoghi e Adelita Husni-Bey.

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