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Tema Biennale è All the World's Futures

Tema Biennale è All the World's Futures

Annunciato oggi da curatore Okwui Enwezor

VENEZIA, 23 ottobre 2014, 13:49

Redazione ANSA

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    (di Roberto Nardi) Okwui Enwezor ha svelato le sue carte nel presentare una Biennale che ha tra i suoi progetti, nella ricerca di offrire "una nuova valutazione della relazione tra l'arte e gli artisti nell'attuale stato della cose", anche la lettura di 'Il Capitale' di Marx ogni giorno "dal primo istante d'apertura all'ultimo secondo prima della chiusura".

Il curatore di "All the World's Futures" - che si apre il 9 maggio in concomitanza con l'Expo fino al 22 novembre 2015- ha illustrato ai rappresentanti dei 53 Paesi partecipanti alla 56. Esposizione Internazionale d'arte e alla stampa le sue linee guida, parlando di "Parlamento di forme" e di "filtri sovrapposti"; il tutto per fare i conti con l'ultimo secolo.Ha lasciato capire che l'aspetto performativo "sarà il sistema nervoso del progetto" e nei prossimi mesi saranno svelate altre parti del programma, non ultima i nomi dei partecipanti.

La 'carne al fuoco' a firma Enwezor, per una Biennale che, come ricorda il presidente Paolo Baratta, ambisce "a rappresentare il mondo", è tanta. Al centro la questione: come può l'arte dare un senso agli sconvolgimenti di quest'epoca? Il progetto si dipana e prende forza anche dalla storia della Biennale, del suo modello con i Padiglioni nazionali, dal suo essere collocata fin dal 1895 - il prossimo anno festeggia i 120 anni - "nel punto di confluenza di molti cambiamenti sociopolitici e di radicali fratture nel campo dell'arte, della cultura, della politica, della tecnologia e dell'economia".

Su tutto, poi, aleggia l'Angelus Novus di Walter Benjamin, nello spirito di saper guardare oltre l'apparenza. "Benjamin - dice il curatore - vide nell'opera di Klee ciò che di fatto non vi era espresso e nemmeno dipinto. Piuttosto interpretò Angelus Novus in maniera allegorica osservando la figura con un chiaro sguardo storico, mentre davanti a sé un'altra catastrofe si abbatteva sull'Europa in un momento di profonda crisi". Il panorama mondiale, oggi, è di nuovo in frantumi, terrorizzato, ricorda Enwezor, "dalla crisi economica, da una confusione virale, dalla politica secessionista e da una catastrofe umanitaria" con migranti che cercano rifugio in terre "apparentemente più ricche e tranquille". L'arte non può certo prescindere da questo, ma non è detto che debba essere "il suo aspetto esterno".

Ecco allora i 'filtri'. Uno è il "giardino": all'origine "spazio chiuso fatto di tranquillità e piacere" e poi nel tempo divenuto "allegoria della ricerca di uno spazio ordinato e puro". "L'esposizione - spiega - ritornerà su questo antico concetto per esplorare i cambiamenti globale e interpretare i Giardini, con il suo incerto insieme di padiglioni, come il sistema emblematico di un mondo disordinato, di conflitti nazionali e di deformazioni territoriali e geopolitiche". D'altronde, se si guarda alla storia dei padiglioni nazionali si ha un'immagine dell'evoluzione del mondo: il padiglione russo, ad esempio, non è stato per lungo tempo luogo della presenza del sistema sovietico?

Un altro 'filtro', quello che Enwezor chiama "Vitalità: sulla durata epica", dà indicazione che la natura dell'esposizione "sarà quella di un evento fondamentalmente visivo, corporeo, uditivo e narrativo", dove anche lo spettatore avrà un ruolo. Il quadro d'insieme della mostra ruota così attorno alla nozione di "esposizione come palcoscenico nella quale verranno esplorati progetti storici e antistorici". Ci sarà spazio per proposte e lavori concepiti da artisti, cineasti, coreografi, performer, compositori e scrittori "invitati per lavorare individualmente o in collaborazione".

Il fine, mettono in evidenza Baratta ed Enwezor, è scavare nello stato delle cose e mettere in discussione la loro apparenza. "All'occhio 'espanso dell'artista che vede di più - dice Baratta - deve corrispondere, da parte nostra, desiderio di vedere di più, attraverso la sua opera. Vedere di più, oltre quello che ci offrono le informazioni visive che ci colpiscono ogni giorno e quelle elaborate dalla scienza o dalla filosofia o dall'economia; vedere di più, ma pur sempre, attraverso l'opera d'arte".(ANSA)

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