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Il piano protagonista a Umbria jazz

Il piano protagonista a Umbria jazz

Diana Krall all'arena e Hersch in intima sala Podiani

PERUGIA, 14 luglio 2019, 18:43

Redazione ANSA

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Due modi di intendere il pianoforte e l'interpretazione dello standard jazz. Uno è andato in scena ieri sera all'Arena Santa Giuliana e l'altro oggi nella più intima sala Podiani della Galleria Nazionale dell'Umbria, nella giornata del risveglio dopo il primo sabato sera di Umbria Jazz. A Diana Krall, una delle più famose e amate star del jazz e presenza rituale al festival dal 1996, ha "risposto" Fred Hersch un autentico battitore libero e al suo esordio a Perugia ospite per la prima volta della kermesse musicale.
    La cantante-pianista canadese si è esibita davanti a circa 3.000 spettatori e lei ha ripagato alla sua maniera trasformando l'arena, main stage del festival, in vero e proprio teatro a cielo aperto. La Krall si è misurata con il grande songbook americano prediletto da chiunque faccia jazz. Quello che, del resto, da sempre impreziosisce il suo repertorio e il pubblico di Umbria Jazz ne ha potuto avere ancora un corposo assaggio.
    Standard infilati uno dietro l'altro, tra cui "L-o-v-e", "I've got you under my skin", "Boulevard of broken dreams". Un rituale che si ripete da 23 anni ormai e, a distanza di tre anni dalla precedente apparizione, la musicista è tornata con il suo trio e con due ospiti davvero molto speciali come Joe Lovano al sax e Marc Ribot alla chitarra. Le esibizioni al festival di Diana Krall sono sempre veri e propri eventi per il pubblico di un festival che ha seguito tutte le evoluzioni della sua carriera e che si è innamorato del suo elegante tocco pianistico e della calda vocalità praticamente subito.
    Era il 1996 e la Krall si esibiva a Perugia come resident artist in un piccolo club intitolato in suo onore Blue Gardenia, visto che aveva appena inciso un disco tributo a Nat King Cole.
    Davanti a circa 350 persone, nel doppio concerto della mattina e del pomeriggio ed in trio con John Hébert ed Eric McPherson, ha suonato invece Hersch dimostrando, con le due ore totali di concerti, perché è considerato uno dei musicisti jazz contemporanei più carismatici. Hersch sembra essere uno del tutto indifferente ai generi e che si è tracciato la sua strada e la percorre senza cedere a mode e tendenze di successo, capace di spaziare dal jazz di Thelonious Monk fino al pop di Billy Joel. E con una reinterpretazione del brano "And so it goes" del cantautore americano, Hersch ha salutato nel finale, in versione piano solo, il pubblico del festival.
   

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