(di Danilo Nardoni)
"Siamo tutti in questo insieme": è
il messaggio finale che chiude una parabola sonora, visuale, e
anche di impegno sociale e politico, bagnata ma fortunata. Tutto
appare sul grande schermo mentre scorrono immagini di uomini e
donne da ogni angolo del mondo. "L'attacco massiccio" di pioggia
che ha colpito ieri sera Perugia, anche se per solo dieci
minuti, non ha fermato a Umbria jazz i Massive Attack,
naturalmente al coperto, e soprattutto il loro pubblico
'fradicio', ma tutto sommato felice.
In oltre settemila paganti hanno seguito, per poco meno di
un'ora e mezza di concerto all'Arena Santa Giuliana, la
formazione britannica che dagli inizi nei club underground di
Bristol è arrivata ora anche a Umbria Jazz. La storia musicale e
il percorso sonoro di quasi 30 anni di attività dei Massive
Attack li ha portati fino a Perugia.
Sul palco di uno dei più prestigiosi festival jazz al mondo
il collettivo artistico britannico ha portato il suo marchio di
fabbrica, quel 'Bristol-sound' con cui hanno trasformando
l'hip-hop di stampo newyorkese in un frullato fatto di soul,
reggae, dub ed electro. Atmosfere fosche, dilatate, scure,
coinvolgenti e ipnotiche come ci si aspettava.
Un altro "attacco massiccio", ma questa volta di trip-hop,
genere che hanno contribuito e non poco a fondare, ha quindi
colpito pure Perugia e dopo l'altra data italiana a Mantova di
domenica sera.
Uno spettacolo che si fa seguire con interesse, oltre che per
la musica e per il solito spettacolo visivo, da sempre
fondamentale nelle esibizioni del gruppo di Bristol e in questo
caso con un muro di led per i visual e le scritte alle loro
spalle, anche per l'impegno sociale e politico che pure
contraddistingue da anni il gruppo. "Quale è lo scopo della
vita? Servire il bene superiore": è il saluto all'Arena come
prima scritta in italiano alle loro spalle.
Infine, anche messaggi su temi d'attualità, bandiere di
Paesi, nomi di siti culturali ormai distrutti dalla guerra, il
logo di molte compagnie petrolifere, titoli di news che
assomigliano molto alla propaganda ed altri che sono quelli
pescati dal clickbaiting quotidiano dei siti.
La scaletta è di quindici pezzi totali. L'inizio è con "Hymn
of the big wheel", canzone di chiusura di "Blue Lines", l'album
d'esordio della band. Arriva subito dopo "Risingson" da
"Mezzanine", disco di maggior successo dei Massive Attack.
Non sono mancati i grandi classici come "Angel" con Horace
Andy, "Inertia creeps" e "Safe from harm", ma i più famosi come
"Teardrop" e "Karmacoma" erano senz'altro attesi da chi li
conosce solo per i successi planetari. Da segnalare l'accoppiata
"Voodoo in My Blood" e "Way Up Here" con i bravissimi Young
Fathers che prima dei Massive hanno anche aperto la serata
all'Arena.
La scenografia è semplice, potente e d'impatto. Il concerto
corto, intenso e professionale. E sul finale si può allora
sperare in "un domani migliore", come hanno ricordato dal mega
schermo i Massive Attack.
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