(di Danilo Nardoni)
Serata in famiglia e familiare
quella del 15 luglio a Perugia per la notte musicale di Umbria
Jazz. Caetano Veloso, una delle figure centrali della musica
popolare del Novecento e non solo brasiliana, è salito sul palco
dell'Arena Santa Giuliana in una dimensione "privata" e intima
con i suoi tre figli musicisti, Tom, Zeca e Moreno.
In apertura, invece, uno Stefano Bollani "carioca" ha
abbracciato nuovamente, ormai da anni senza sosta, il festival:
una seconda casa per lui, con un pubblico che lo accoglie sempre
come una grande star come è successo questa volta con una
standing ovation riservata per il suo finale.
Così come stellare è Veloso che per la prima volta ad Umbria
Jazz si è presentato con il suo "Ofertorio", ultimo album
dell'artista, portando con lui sul palco i suoi tre figli, avuti
da due mogli. Ecco allora che a metà scaletta, di circa 30 brani
in totale, arriva proprio "Ofertorio", il brano scritto da
Veloso per i 90 anni della madre e dedicata alle mamme dei suoi
figli. "Io non sono religioso - ha detto l'artista - ma canto
questa canzone qui stasera in omaggio alla religiosità dei miei
figli".
Ognuno dei tre Veloso ha delle proprie particolarità, oltre
quelle musicali: c'è il francescano Moreno che suona chitarra e
percussioni, l'esordiente Zeca al basso e a volte anche alle
tastiere per presentare anche i suoi lavori come "Todo homen" e
poi Tom, cresciuto con il chitarrista Cézar Mendes. Un set
acustico in cui il grande cantautore baiano, oltre a ripercorre
pezzi della sua carriera, ha suonato le canzoni di "Ofertorio"
come "Alegria, alegria" ad inizio di concerto, "Boas vindas"
(canzone scritta quando Zeca è nato), "Clarao" (canzone di Tom)
e "De tentar voltar".
Lo spettacolo, tra un brano e l'altro, diventa una fotografia
di famiglia. E non mancano naturalmente aneddoti.
Ad inizio serata ci aveva invece pensato Bollani a
trasportare il pubblico, ma in un modo completamente diverso da
quello di Veloso e figli, dentro le atmosfere brasiliane. Il
pianista milanese è stato affiancato da Jorge Helder
(contrabbasso), Jurim Moreira (batteria), Armando Maral e Thiago
da Serrinha (entrambi alle percussioni). Un complesso tappeto
ritmico che Bollani sostiene ancora di più grazie al tocco
"percussivo" del suo pianoforte. L'artista è tornato alla musica
brasiliana un decennio dopo "Carioca" e a Perugia ha presentato
un set di brani interamente composti da lui e che appaiono
nell'ultimo disco registrato a Rio, "Que bom", il primo
"prodotto dalla mia nuova casa discografica" come ha affermato.
A "Galapagos", "Habarossa", "Ho perduto il mio pappagallino",
"Certe giornate al mare", "Criatura dourada", "Accettare tutto",
"Sbucata da una nuvola" si aggiungono alcuni suoi classici come
"Siamo tutti figli di qualcuno" e "Il barbone di Siviglia". Nei
bis arriva anche la bellissima "La nebbia a Napoli", un pezzo
dedicato alla moglie Valentina come ricorda lui stesso dal
palco: nel disco alla voce c'è Caetano Veloso, mentre all'Arena
è Bollani il solo protagonista piano-voce.
Umbria Jazz ha chiuso così il suo suggestivo primo week end
del main stage dedicato alla musica brasiliana, iniziato sabato
sera con Gilberto Gil e Margareth Menezes.
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