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Dopo 500 anni ristampata l'Eneide in volgare scomparsa

Dopo 500 anni ristampata l'Eneide in volgare scomparsa

Evento clou Mostra del libro antico di Città di Castello

PERUGIA, 05 settembre 2020, 15:12

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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In pieno lockdown, ristampata a Città di Castello l'Eneide in volgare tradotta da Ippolito de Medici, nipote di Lorenzo il Magnifico: il volume torna quindi in Umbria, a Città di Castello dove due tipografi ambulanti, Antonio Mazzocchi e Niccolò Gucci, la stamparono nel 1539. E' l'evento clou della 20/a Mostra del libro antico e della stampa antica di Città di Castello, che si apre oggi ed è visitabile on-line fino a domenica (www.mostralibroantico.it). L'Eneide, secondo libro, in volgare è stata ristampata (in versione "facsimilare") in pieno lockdown dalla Pliniana Editrice in un cofanetto a cura di Giovanna Zaganelli, docente dell'Università per Stranieri di Perugia e Sarah Bonciarelli, professore invitato all'Università di Louvain nell'ambito del progetto di Studio "Per una storia dei tipografi e librai: l'Alta Valle del Tevere" sostenuto dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Città di Castello in collaborazione con l'Università per Stranieri di Perugia. "In realtà è probabile che una tappa a Città di Castello l'Eneide di Ippolito de Medici l'abbia fatta anche nel 1966 quando l'alluvione di Firenze colpì la Biblioteca nazionale centrale dove è conservata e molti volumi furono trasferiti nell'attuale museo Burri dei Seccatoi del tabacco" - ha spiegato Giancarlo Mezzetti, direttore e curatore della Mostra, secondo quanto riferisce una nota del Comune. "Di questa Eneide si erano perse le tracce e solo delle fotocopie conservate nella Biblioteca di Città di Castello hanno spinto le curatrici a cercare questa Cinquecentina introvabile". Durante la Mostra del Libro è stato presentato il cofanetto, che esce per la Pliniana Editrice contenente l'edizione facsimilare del secondo libro dell'Eneide di Virgilio e un volume critico che analizza la traduzione in volgare effettuata dal Cardinale Ippolito de' Medici.
   

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