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Gradone, criminalità organizzata non radicata in Umbria

Gradone, criminalità organizzata non radicata in Umbria

"Ma terreno fertile" dice il nuovo prefetto di Perugia

PERUGIA, 29 luglio 2020, 12:33

Redazione ANSA

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"In Umbria non ci sono organizzazioni criminali radicate sul territorio, ma questo non significa che la regione non sia terreno fertile per investimenti da parte delle stesse, anche se ci sono armi per contrastare": lo ha affermato il nuovo prefetto di Perugia, Armando Gradone, nel corso della conferenza stampa di insediamento.
    Gradone ha sottolineato come, in merito alle infiltrazioni della criminalità organizzata in Umbria, ci sia ormai un orientamento "convergente e incontrovertibile" da parte delle forze di polizia, dell'autorità giudiziaria e di altri attori.
    Per il prefetto, pertanto, "interessi mafiosi possono trovare qui forme di affari e quindi bisogna fare di tutto perché le mire di questi soggetti stiano lontane da queste terre". "C'è un lavoro preciso, minuzioso, significativo e di notevole mole che ha prodotto risultati" ha sottolineato Gradone parlando di quanto fatto in Umbria prima del suo arrivo, per poi aggiungere: "Lo screening ha riguardato, per la sola provincia di Perugia, una media di mille soggetti imprenditoriali all'anno che sono passati e passeranno sotto i raggi x, comprese anche le aree del terremoto per la ricostruzione". Un lavoro "che spero di moltiplicare ulteriormente" ha commentato il nuovo prefetto, perché, ha proseguito, "ci sono tanti strumenti che si possono utilizzare, a partire delle forze dell'ordine, e cogliere sul nascere questo tipo di fenomeni".
    Ma per Gradone in Umbria ci sono le "armi" necessarie per affrontare tutto questo perché, ha spiegato, "si è radicata un'ottima collaborazione tra forze di polizia, attività giudiziaria e altre istituzioni, capace di mettere insieme le intelligenze di ognuno per arricchire il patrimonio di conoscenze necessarie per combattere soggetti criminali".
    Il prefetto si è detto quindi "fiducioso" per il futuro, perché in Umbria "si sono consolidate esperienze di collaborazione che consentono di ricevere tempestivamente segnali di pericolo".
   
   

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