"Non c'è un design perfetto e non c'è
un uber-design. Gli oggetti ci parlano. Alcuni possono essere
più funzionali di altri, ma l'attaccamento emotivo è soggettivo.
La mostra svela un modo intimo di collezionare e mettere insieme
oggetti: sono pezzi che raccontano una favola", dice Martino
Gamper, curatore della mostra alla Pinacoteca Agnelli 'Design is
a state of mind'. Ecco l'intervista rilasciata all'ANSA.
- Il design è per definizione contemporaneo al nostro tempo.
Qual è lo 'stato' del design oggi? "Oggi c'è design ovunque,
tutto è design e alla fine ci sono pochi oggetti proprio design,
tanti oggetti vorrebbero esserlo, ma sono piuttosto decorazione
o replica di quello che è già stato prodotto. C'è troppo poco
Design nel mondo, c'è molto design con la d minuscola. Alla fine
tante aziende cercano di vendere design ma poche lo fanno''. -
Anni fa, con l'avvento di Ikea ad esempio, il design
'democratico' e accessibile ha riempito le nostre case. Continua
a farlo? "Sì, penso che il design sia stato molto più
democratico, anche se Ikea non vuol dire ancora che sia
democratico, ma che molti possono comprare lo stesso oggetto,
anche se la produzione non è così democratica. Penso anche che
un oggetto di design non dovrebbe costare niente, perché se
costa poco poi viene buttato via. Il design deve restare nel
mondo, utilizzato tutti i giorni, e deve essere tramandato da
padre in figlio". - Qual è oggi la funzione del design e in che
senso 'è state of mind' come nel titolo della mostra? "La
funzione del design è aiutarci nella quotidianità, aiutarci a
vedere bellezza e funzionalità insieme, materialità e
proporzione; e il titolo di questa mostra vuole vedere una nuova
posizione del design, una posizione che non è data da qualcuno
che ci dice questo è design. Per me il design è una cosa più
aperta, ognuno può vedere questi oggetti e crearsi un mondo
nuovo. Tutti questi oggetti insieme in mostra parlano di un
mondo di design e per me è una nuova posizione verso il design,
essere protagonisti piuttosto che consumatori". - Che tipo di
collezionista è Martino Gamper? "Più che altro accumulo. Ho un
ammassamento di oggetti, di sedie". - Verso quali direzioni si
spinge oggi la ricerca di Martino Gamper? "La mia ricerca è
sempre spinta a vedere il design a 360 gradi e a trovare nuove
connessioni tra il pezzo unico e il prodotto industriale. La
cosa che mi interessa come designer nella ricerca è l'insieme
degli oggetti, delle persone e delle narrazioni. Tutto questo
crea esperienza. La pluralità del design, che non sia solo una
cosa bella e che costi tanto. Ci deve essere bellezza,
funzionalità, narrazione, l'oggetto stesso è creare esperienza e
comunicare alle persone che lo utilizzano. Il design non è
singolo, è plurale".
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