La vite selvatica, antenata della
vite europea coltivata in tutto il mondo, è una fonte preziosa
per il miglioramento genetico nell'ambito di un'agricoltura più
sostenibile. Possiede infatti delle peculiarità "innate" che, se
recuperate attraverso il miglioramento genetico, potrebbero
conferire maggiore resilienza alla vite domestica per quanto
riguarda il cambiamento climatico, la resistenza al deficit
idrico, le alte temperature e gli attacchi di patogeni.
Lo dimostra uno studio coordinato dal Centro agricoltura
alimenti ambiente, struttura congiunta Università di Trento -
Fondazione Mach (C3A), in collaborazione con l'Università della
California, pubblicato sulla rivista "Horticulture Research". Il
team internazionale di studiosi ha voluto confrontare 48 vitigni
di Vitis vinifera sativa - quella attualmente coltivata - con 44
individui di Vitis sylvestris, ovvero il progenitore selvatico,
risequenziandone parzialmente i genomi e scoprendo ben 55.000
polimorfisimi di singolo nucleotide (Snp).
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