"Santo Padre, Le dico grazie per
questo nostro incontro, per averci accolto in questi giorni di
Avvento, per il dono e la consegna dell'albero di Natale che
viene dalla nostra terra trentina e che ora si erge in piazza
San Pietro, accanto al presepe". Così l'arcivescovo di Trento,
monsignor Lauro Tisi, stamani in Sala Nervi, rivolgendosi a papa
Francesco.
"Siamo lieti - ha proseguito l'arcivescovo - che il
Governatorato dello Stato della Città del Vaticano abbia accolto
ancora una volta l'omaggio di una comunità delle nostre valli.
Conosciamo l'albero come simbolo straordinario di vita, antico e
trasversale alle culture. Dal Giardino dell'Eden a quello del
Golgota esso ospita l'Amore di Dio".
"Il Bambino di Betlemme - ha aggiunto - ci rivela una nuova
onnipotenza, figlia dell'abbassarsi, del farsi piccolo, del
regalare spazio. La mangiatoia ci consegna con meraviglia un Dio
nuovo, un Dio che si contrae perché l'uomo possa trovare spazio.
Un Dio che senza imbarazzo entra nel mondo dalla porta di
servizio, abita nel nascondimento la vita degli uomini, si fa
compagno di chi è affaticato, di chi non ha più nome né dignità.
E' questo Dio che sale sul legno della croce e lo trasforma in
Albero della Vita. Questo Dio dona agli uomini la possibilità di
percorrere la stessa strada, di diventare, nel silenzio del dono
e del servizio, luce e calore per le donne e gli uomini del
nostro tempo".
"Con gioia - ha concluso - vogliamo assieme a Lei Santo Padre
contemplare nel grande albero che le doniamo la bellezza del
percorso di vita che Gesù di Nazareth ci offre. L'albero invita
a vigilare e custodire - come Lei ha richiamato nell'Enciclica
Laudato si' - quello stupendo dono che Dio ci ha fatto con tante
bellezze naturali, patrimonio della nostra terra. A nome della
Chiesa e della comunità trentina, le dico nuovamente: grazie".
Nel pomeriggio poi all'accensione dell'albero, monsignor Tisi
ha ricordato la provenienza dalla Valsugana, "terra che
storicamente ha vissuto, più di altre, la dura realtà
dell'emigrazione. Anche quest'albero è, in fondo, un testimone
secolare di chi, non senza grande sofferenza, ha dovuto
staccarsi dalle proprie radici per rintracciare terreno fertile
altrove. Quest'ora della storia - ha sottolineato - ci
ripropone, in forma drammatica, la provocazione dei migranti.
L'albero, solido legame alla terra, ci aiuta dunque a pensare
alle nostre sorelle e ai nostri fratelli, costretti a lasciare
la loro terra. L'albero è visibile anche a distanza. La luce che
esso porta, qui come ogni albero vestito a festa, ce lo fa così
immaginare come un faro. Il segnale di una presenza, di un
approdo sicuro".
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