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Letteratura, Manguel indaga potere parole al tempo del web

Letteratura, Manguel indaga potere parole al tempo del web

Lo scrittore argentino affronta il 'processo infinito' del tentativo di comprendere

10 novembre 2015, 15:36

Redazione ANSA

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Alberto Manguel - RIPRODUZIONE RISERVATA

Alberto Manguel - RIPRODUZIONE RISERVATA
Alberto Manguel - RIPRODUZIONE RISERVATA

GENOVA - Il potere delle parole oggi amplificato dalla possibilità di condividere attraverso il web e social network pensieri e riflessioni con una vasta cerchia di persone e, insieme, la tensione continua del comprendere e dell'essere compresi sono al centro dell'analisi che lo scrittore e traduttore argentino Alberto Manguel, curatore dell'Altra metà del Libro, proporrà ai lettori sabato 14 novembre. “La ricerca degli altri, con cui giocare, scambiare messaggi, mail, telefonate semplici o con Skype, determina le nostre vere identità – dice Manguel - Siamo o diventiamo chi siamo perché qualcuno riconosce la nostra presenza. Ciò conferisce a coloro che guardano un enorme potere. In effetti il potere è questo, condividere all’istante con centinaia di migliaia di persone un testo che abbiamo letto o una scena a cui abbiamo assistito”. "Il motto dell’era elettronica è quello famosissimo del vescovo di Berkeley che nel XVIII secolo dichiarò: 'Essere significa essere percepiti'. Eppure, la maniera principale per noi di interagire con gli altri passa attraverso le parole” spiega ancora . "Troviamo parole nelle nostre origini. Ma sono anche nel nostro futuro?" si domanda l’autore che analizza l’ansia di comunicazione del mondo contemporaneo dove l’illusione di essere circondati da amici virtuali non lenisce la consapevolezza "di essere comunque soli con stessi". E ancora nonostante le tecnologie le parole sono spesso impenetrabili e gli uomini "vivono nel tentativo di comprendere gli altri e farsi capire in un processo infinito di malintesi ed avvicinamenti . “Se siamo fortunati – commenta l'autore - quanto si dice coincide felicemente con quello che viene capito”. Un continuo tentativo di comprendere “che genera ciò che Tomaso D’Aquino chiamava l'educazione alla virtù”.

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