(di Agnese Malatesta) La musica per
sostenere chi lavora per i diritti umani nel mondo: "per dire ci
siamo perché crediamo in questo percorso. Io ci sono". È con
questo spirito propositivo, volendo mettere l'accento
sull'"esserci, e sempre di più" a fianco di chi si prodiga in
tal senso - in questo caso Medici senza Frontiere - che il
trombettista, icona del jazz italiano nel mondo, Paolo Fresu
salirà, il prossimo 16 dicembre, sul palco dell'Auditorium Parco
della Musica di Roma per suonare in un concerto, "Human Nature",
in occasione dei 50 anni dell'organizzazione umanitaria a cui
andrà l'intero ricavato della serata. Un concerto, "che non sarà
come altri. Il messaggio lanciato non è banale" - dice lo stesso
Fresu all'ANSA - è anche il racconto di un lavoro svolto per il
bene comune, "dove la musica arricchisce le parole". "Credo -
continua - che la musica sia uno straordinario strumento di
denuncia. Soprattutto in tema di diritti umani. La musica è un
linguaggio artistico che può sottolineare sia le cose che ci
piacciono sia quelle che non ci piacciano". Quasi un dovere
etico quindi, per Fresu, poter mettere a disposizione la propria
arte, per non voltarsi dall'altra parte ed invitare altri a fare
lo stesso perché ognuno, nella quotidianità, nel proprio piccolo
può dare un contributo. Soprattutto in tempo di pandemia,
un'esperienza collettiva che ha insegnato tanto ma che "ha
aggravato ed evidenziato problematiche già esistenti, ha portato
a galla il pregresso delle troppe disparità che esistono. C'è un
cuneo economico e sociale da risolvere fra le popolazioni,
sempre più vasto. La pandemia ha evidenziato tutto questo. Molto
del nostro pianeta va riscritto". Fra le difficoltà legate
all'emergenza sanitaria, Fresu sottolinea quelle del suo mondo,
quello degli artisti che non hanno potuto lavorare ed esibirsi.
Poi l'estate scorsa la ripresa. "Siamo stati felici di tornare a
casa nostra che è il palcoscenico, il luogo dove ci ritroviamo e
dove possiamo svolgere con creatività il nostro ruolo, un ruolo
sociale e politico nel senso puro della parola". Ma l'emozione
più forte, più esaltante, indimenticabile, per lui è stato il
primo concerto tenuto al chiuso, a Milano. "Ho avuto tanti
applausi nella mia vita ma quell'applauso in un teatro gremito
al 100% non lo dimenticherò mai più. Mi ero quasi dimentico di
quel suono, è stato un applauso talmente pregnante e forte,
diretto non solo a noi che avevamo suonato, ma anche al pubblico
che aveva condiviso con noi quella musica". Eppure - ci tiene a
sottolineare - durante le chiusure "non siamo stati con le mani
in mano. Nelle nostre case abbiamo lavorato, abbiamo registrato
e siamo stati in contatto con colleghi dall'altra parte del
mondo. Tutto questo però non vale un momento di musica in
presenza dove si respira insieme la stessa emozione". Ecco, per
l'artista sardo, "questo dimostra che abbiamo voglia di
condividere sensazioni intime e questo fa ben sperare" per
l'umanità e le tante battaglie di disuguaglianze ancora da
superare nel mondo. Infatti, quando "l'uomo condivide l'emozione
con altri ha dentro una cosa straordinaria, la visione positiva
del mondo. Non tutti siamo ciechi e sordi". Nonostante le tante
voci di odio sui social, ci sono invece piccole cose positive
nel privato: "Il mondo sta cambiando e l'arte con le sue
emozioni contribuisce, le sue denunce possono modificare il
mondo". Il concerto per Msf si colloca in questo sentiero. Non
solo: "C'è un'arte necessaria, che arricchisce la società perché
crea relazioni, una forma di bellezza, che è qualità della
vita". "Dovremmo pensare - osserva ancora Fresu - a un paese
dove l'arte sia un bene primario, importante per lo sviluppo
della società. Invece da noi l'arte è bistrattata, mentre la
cultura è fondamentale come l'economia". Il concerto per Msf
("la conosco da tempo, ho aderito ai suoi appelli e ho seguito
il suo percorso e il suo sviluppo") - anticipa Fresu - "avrà un
programma speciale, costruito per una musica senza frontiere.
Sarà un programma 'meticciato' per raccontare la geografia di
Msf, dei paesi dove lavora". Insieme a Paolo Fresu, sul palco ci
saranno Daniele Bonaventura (fisarmonica) e Leila Shirvani
(violoncello); mentre Sonia Bergamasco e Neri Marcorè
arricchiranno la serata con delle letture. Msf è nata a Parigi,
nel dicembre 1971, per iniziativa di alcuni medici e giornalisti
che hanno portato avanti la doppia vocazione di curare e
testimoniare. Nel 1999 ha ricevuto il Premio Nobel per la pace.
Oggi i team di Msf forniscono soccorso medico-umanitario in più
di 80 paesi a popolazioni la cui sopravvivenza è minacciata da
conflitti armati, violenze, epidemie, disastri naturali o
esclusione dall'assistenza sanitaria.
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