"Come Chiesa troppo spesso, e anche
oggi, abbiamo dato dell'obbedienza un'interpretazione lontana
dal sentire del Vangelo", ha detto papa Francesco nel discorso
d'apertura del simposio internazionale "Per una teologia
fondamentale del sacerdozio", indicando ai presbiteri
l'importanza della "vicinanza al vescovo". "L'obbedienza non è
un attributo disciplinare ma la caratteristica più profonda dei
legami che ci uniscono in comunione - ha spiegato -. Obbedire
significa imparare ad ascoltare e ricordarsi che nessuno può
dirsi detentore della volontà di Dio, e che essa va compresa
solo attraverso il discernimento. L'obbedienza quindi è
l'ascolto della volontà di Dio che si discerne proprio in un
legame". Secondo il Pontefice, "tale atteggiamento di ascolto
permette di maturare l'idea che nessuno è il principio e il
fondamento della vita, ma ognuno deve necessariamente
confrontarsi con gli altri". "Questa logica delle vicinanze - in
questo caso con il vescovo, ma vale anche per le altre -
consente di rompere ogni tentazione di chiusura, di
autogiustificazione e di fare una vita 'da scapolo', o da
'scapolone' - quando i preti si chiudono diventano 'scapoloni,
con tutte le manie degli 'scapoloni', e non è bello -; e invita,
al contrario, a fare appello ad altre istanze per trovare la via
che conduce alla verità e alla vita", ha aggiunto. Per il Papa,
"il vescovo non è una vigilante di scuola, è un padre". "Il
vescovo, chiunque egli sia, rimane per ogni presbitero e per
ogni Chiesa particolare un legame che aiuta a discernere la
volontà di Dio - ha sottolineato -. Ma non dobbiamo dimenticare
che il vescovo stesso può essere strumento di questo
discernimento solo se anch'egli si mette in ascolto della realtà
dei suoi presbiteri e del popolo santo di Dio che gli è
affidato". "Non a caso - ha osservato - il male, per distruggere
la fecondità dell'azione della Chiesa, cerca di minare i legami
che ci costituiscono. Difendere i legami del sacerdote con la
Chiesa particolare, con l'istituto a cui appartiene e con il
vescovo rende la vita sacerdotale affidabile". "L'obbedienza -
ha aggiunto Francesco - è la scelta fondamentale di accogliere
chi è posto davanti a noi come segno concreto di quel sacramento
universale di salvezza che è la Chiesa. Obbedienza che può
essere anche confronto, ascolto e, in alcuni casi, tensione, ma
non si rompe". "Questo - ha aggiunto - richiede necessariamente
che i sacerdoti preghino per i vescovi e sappiano esprimere il
proprio parere con rispetto e sincerità. Richiede ugualmente ai
vescovi umiltà, capacità di ascolto, di autocritica e di
lasciarsi aiutare. Se difenderemo questo legame procederemo
sicuri nel nostro cammino".
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