CITTA' DEL VATICANO, 15 FEB - "La speranza che ci è stata donata
non ci separa dagli altri, né tanto meno ci porta a screditarli
o emarginarli. Si tratta invece di un dono straordinario del
quale siamo chiamati a farci 'canali', con umiltà e semplicità,
per tutti". Lo ha detto papa Francesco durante la sua catechesi
nell'udienza generale nell'Aula Paolo VI, oggi dedicata al tema
"La speranza non delude".
"E allora - ha aggiunto - il nostro vanto più grande sarà quello
di avere come Padre un Dio che non fa preferenze, che non
esclude nessuno, ma che apre la sua casa a tutti gli esseri
umani, a cominciare dagli ultimi e dai lontani, perché come suoi
figli impariamo a consolarci e a sostenerci gli uni gli altri".
Il Papa ha iniziato la sua meditazione ricordando che "fin da
piccoli ci viene insegnato che non è una bella cosa vantarsi. Ed
è giusto, perché vantarsi di quello che si è o di quello che si
ha, oltre a una certa superbia, tradisce anche una mancanza di
rispetto nei confronti degli altri, specialmente verso coloro
che sono più sfortunati di noi". Tuttavia l'apostolo Paolo,
nella Lettera ai Romani, ci sorprende, in quanto per ben due
volte ci esorta a vantarci. Di cosa allora è giusto vantarsi? E
come è possibile fare questo, senza offendere, senza escludere
qualcuno?", ha chiesto il Pontefice.
"Nel primo caso - ha detto -, siamo invitati a vantarci
dell'abbondanza della grazia di cui siamo pervasi in Gesù
Cristo, per mezzo della fede". "Paolo però - ha proseguito - ci
esorta a vantarci anche nelle tribolazioni. Questo ci risulta
più difficile e può sembrare che non abbia niente a che fare con
la condizione di pace appena descritta. Invece ne costituisce il
presupposto più autentico, più vero. Infatti, la pace che ci
offre e ci garantisce il Signore non va intesa come l'assenza di
preoccupazioni, di delusioni, di mancanze, di motivi di
sofferenza. Se fosse così, nel caso in cui riuscissimo a stare
in pace, quel momento finirebbe presto e cadremmo
inevitabilmente nello sconforto. La pace che scaturisce dalla
fede è invece un dono: è la grazia di sperimentare che Dio ci
ama e che ci è sempre accanto, non ci lascia soli nemmeno un
attimo della nostra vita".
"Ecco allora - ha aggiunto Francesco - perché la speranza
cristiana è solida, ecco perché non delude. Non è fondata su
quello che noi possiamo fare o essere, e nemmeno su ciò in cui
noi possiamo credere. Il suo fondamento è ciò che di più fedele
e sicuro possa esserci, vale a dire l'amore che Dio stesso nutre
per ciascuno di noi". Proseguendo 'a braccio', il Pontefice ha
detto: "Ognuno di noi è capace di dire 'sono sicuro che Dio mi
ama?'. Non è facile, ma è sicuro. E' un buon esercizio dire 'Dio
mi ama, sono sicuro che Dio mi ama'. E' la radice della
sicurezza. E' la radice della speranza. E quella sicurezza - ha
concluso - non ce la toglie nessuno. E' bene ripeterlo come una
preghiera.: 'Dio mi ama, sono sicuro'. E la speranza non
delude".
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