"Ancora una volta, da questo luogo così significativo, sale il
grido accorato: mai più violenza in nome di Dio! Che il suo
santo Nome sia adorato, non profanato e mercanteggiato dagli odi
e dalle contrapposizioni umane". Così il Papa nell'incontro
interreligioso alla moschea "Heydar Aliyev" di Baku. Invitando
le fedi a "edificare la cultura dell'incontro e della pace", il
Papa ha affermato che "le religioni non devono mai essere
strumentalizzate e mai possono prestare il fianco ad assecondare
conflitti e contrapposizioni".
"La fede, che è un dono di Dio e va sempre chiesta, va anche
coltivata da parte nostra. Non è una forza magica che scende dal
cielo, non è una 'dote' che si riceve una volta per sempre, e
nemmeno un superpotere che serve a risolvere i problemi della
vita": così il papa nella messa celebrata a Baku nel primo di
una serie di appuntamenti in Azerbaigian.
"Perché una fede utile a soddisfare i nostri bisogni sarebbe una
fede egoistica, tutta centrata su di noi", ha spiegato. Secondo
il Pontefice, "la fede non va confusa con lo stare bene o col
sentirsi bene, con l'essere consolati nell'animo perché abbiamo
un po' di pace nel cuore".
"La fede è il filo d'oro che ci lega al Signore - ha aggiunto -,
la pura gioia di stare con Lui, di essere uniti a Lui; è il dono
che vale la vita intera, ma che porta frutto se facciamo la
nostra parte". Francesco conclude oggi il suo viaggio nel
Caucaso che lo ha condotto dalla Georgia all'Azerbaigian.
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