La Corte di giustizia Ue dà ragione a
Google: i motori di ricerca - qualora dovessero accogliere una
richiesta di "diritto all'oblio" da parte di un utente - non
sono obbligati ad applicarla in tutte le loro versioni.
Tuttavia, fatto salvo alcune eccezioni previste dal diritto Ue,
vale invece anche per i gestori dei motori di ricerca il divieto
di trattare determinati dati personali sensibili.
"Dal 2014 ci siamo impegnati per implementare il diritto
all'oblio in Europa e per trovare un punto di equilibrio tra il
diritto di accesso all'informazione e la privacy. È bello vedere
che la Corte ha condiviso le nostre argomentazioni; siamo grati
alle organizzazioni indipendenti per i diritti umani, alle
associazioni del mondo dell'informazione e alle molte altre
associazioni in tutto il mondo che hanno presentato le loro
opinioni alla Corte", spiega Peter Fleischer, Senior Privacy
Counsel di Google.
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