Quell'affresco implacabile e sadico
in cui il controllo personale asfissiante coincideva con il
controllo politico, nella Berlino ancora divisa degli anni '80
prima della caduta del muro, tanto bello da meritare anche
l'Oscar, è datato 2006 e ancora oggi, 12 anni dopo, è un film
cult: Le vite degli altri. Ecco così che la nuova opera di
Florian Henckel von Donnersmarck è attesa, sperando di ritrovare
quel micidiale feeling che permise al pubblico di guardare alla
realtà della vita quotidiana sotto la Stasi. 'Opera senza nome'
(dal 4 ottobre in sala con 01), in concorso a Venezia 75, si
ricollega alle Vite degli altri per scenario - la/le Germanie -
e per uno dei protagonisti, Sebastian Koch. E' un viaggio nel
tempo e uno sguardo inedito della storia tedesca più dolorosa
attraverso l'arte. Ispirato a fatti realmente accaduti, filtra
tre epoche seguendo la vita dell'artista Kurt Barnert (Tom
Schilling), dal suo amore per Elisabeth (Paula Beer) al rapporto
con il suocero, l'ambiguo Seeband (Sebastian Koch).
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