Non solo una sfilata ma "un
incoraggiamento a riprendere la lotta", quella femminista,
perché "abbiamo fatto tanti progressi, ma non abbastanza":
nelle mani di Miuccia Prada la moda diventa "un'istigazione a
essere un po' militanti e un po' combattenti". Anche per dare
l'esempio alle ragazze di oggi che "certe cose non le sanno e da
quello che vedo - nota - sono anche un po' passive". Queste
militanti sono pronte a scendere in piazza per i loro diritti,
ma non per questo sono disposte a perdere in femminilità:
mettono i pantaloni, ma con l'abitino in broccato e i sandali di
vernice, scelgono soprabiti perfetti ma con stampe effetto
strappato o sbagliato, indossano camicette dalle righe maschili
ma con top damascati dai toni tenui, sfoggiano gilet di morbida
maglia dai colori caldi, ma con ragni ricamati. I loro cappotti
sono stampati con le strisce dei fumetti, i blouson di pelle
hanno un patchwork di borchie, cristalli e volti di donne.
Mettono camicie con le maniche annodate e gonne a ruota, calzini
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