La Città di Dio è un paradosso, perché tra
le fogne a cielo aperto, le baracche e le gang della favela che
sormonta il Parco olimpico di Rio 2016, del Signore non c'e'
traccia. Per la verità nonostante la vicinanza, 500 metri in
linea d'aria, non c'e' traccia neanche dei Giochi, alla Città di
Dio. Non un'insegna, non uno striscione, neanche un gadget a
Cinque cerchi. Ma questo sarebbe il meno, racconta all'Ansa Jose
Carlos De Paula, un omone con un passato da portiere del
Fluminense e un presente da educatore per Action Aid. "La cosa
grave non e' nella mancanza di spirito olimpico tra queste
strade disgraziate: e' l'assenza totale di ritorno sociale ed
economico di certi grandi eventi sportivi per la popolazione
povera brasiliana. Non un posto di lavoro al Villaggio e'
toccato agli abitanti della favela, non un'infrastruttura. Non
un biglietto per le gare, e nemmeno un ingresso gratuito per le
varie prove delle cerimonie. E così era stato negli anni scorsi
per i Giochi Panamericani e per il mondiale di calcio".
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